info sulla Pet Therapy

sono contenta che abbiate inserito questo argomento.
mi occupo di questa attività da dieci anni, come Operatore Cinofilo in un'Associazione di Roma.
sarò lieta di dare informazioni a chi è interessato :-)

ottimo! direi che potresti cominciare subito facendoci una panoramica sulla pet terapy: cos'è, per quali patologie o disturbi è maggiormente indicata, per quale bacino di utenza, quali sono gli animali e le razze più consigliate per la terapia.
considera che io ho una femmina di pitbull (!!!) che viene utilizzata per pet therapy con bambini autistici da una associazione delle mie parti. una pitbull di 30kg. pare che sia adattissima e si dicono molto soddisfatti. pensa che quando la associazione ha stipulato una convenzione con il CIM di zona la responsabile del servizio di igiene mentale è venuta per vedere gli animali. quando ha visto la mia pitbull (che è una coccolona e giocherellona scatenata e molto affettuosa) ha chiesto "ma questo cane è..." e uno della associazione, preoccupato che venisse rifiutato l'animale per via della cattiva fama della razza, è intervenuto con la prima cosa che gli è venuta in mente "...è un pastore veneziano". la psichiatra, donna evidentemente intelligente e con la battuta, ha risposto "un pastore veneziano???? che bello!!! sono quei cani che usano per accudire le greggi di cernie e branzini vero?". e tutti ci siamo piegati dalle risate.

mi associo anche io a giuseppe nel chiederti il tuo contributo.
sono sicura che aprirà un'ulteriore finestra sul meraviglioso mondo degli Animali..

cerco di riassumere gli aspetti essenziali della Pet Therapy, secondo ciò che ho imparato nell'Associazione di cui faccio parte e dall'esperienza diretta.
mi fa piacere se vorrete approfondire questo affascinante argomento o trovare altre info nel nostro sito (ma non so se posso mettere il link).

La scoperta che la presenza di un cane influisse positivamente su un bambino autistico, la si deve allo psichiatra americano Boris Levinson, nel 1953. Durante le sedute, notò che la presenza del suo cane facilitava l’interazione con il bambino, che tornava più volentieri nel suo studio, sapendo che avrebbe potuto giocare con il cane.
Da quel momento Levinson e altri psichiatri si dedicarono allo studio degli effetti benefici degli animali da compagnia, su persone affette da vari disagi psichici.

Quella che oggi viene chiamata “Pet Therapy” consiste in una serie di Attività e Terapie svolte con l'ausilio di un animale, generalmente il cane.
Si tratta di una co-terapia, un ausilio alle Medicina e alla Riabilitazione Psicofisica.
Le Attività consistono in interventi che creano stimoli positivi, rafforzano l’autostima, dando vita a momenti di socializzazione e svago.
Le Terapie hanno invece obbiettivi specifici, sono interventi che fanno parte di un programma terapeutico, per ottenere un certo risultato.

Il lavoro si svolge in equipe: l’Operatore Cinofilo con il suo cane e una figura scientifica, Psicologa, Assistente Sociale o Educatore. Ogni incontro viene preparato prima e analizzato dopo, osservando progressi o problemi dell’utente, il suo rapporto con il cane e le reazioni di quest’ultimo.
Gli utenti che vengono coinvolti nella Pet Therapy sono bambini e ragazzi con disturbi psico-fisici, anziani nelle Case di Riposo, persone in Centri di Riabilitazione, con vari livelli di handicap.

I cani adatti a lavorare nelle Attività di Pet Therapy possono essere di razza o meticci.
Alcune razze sono più indicate, per le loro caratteristiche caratteriali, l’aspetto fisico, la maggiore propensione alla socievolezza e al gioco.
L'importante è che il cane abbia le caratteristiche fondamentali per poter affrontare serenamente questo delicato lavoro: attrazione spontanea verso gli altri, capacità di socializzazione, adattamento a persone e luoghi, nessuna aggressività verso persone o altre animali, un carattere equilibrato.
Per un cane lavorare in Pet Therapy significa interagire con persone portatrici di handicap, che si spostano in carrozzina o hanno un'andatura incerta, una gestualità anomala o un tono di voce alto, un comportamento agitato o apatico. Implica ritrovarsi in luoghi chiusi, spesso affollati e chiassosi, pieni di distrazioni e rumori insoliti. Ma è anche un lavoro in cui il cane vive situazioni piacevoli, come venir accarezzato, giocare, prendere biscotti, sentirsi coccolato e accolto con parole affettuose.
I cani passeggiano al fianco dell’utente per migliorare l’abilità motoria e accompagnarlo in esercizi di riabilitazione. Rispondono al richiamo, al “seduto, terra, resta, cerca” per esercitare la loro memoria, dandogli la soddisfazione di saper gestire un cane. Compiono il percorso ad ostacoli per farli concentrare nella sequenza dei movimenti, aumentare l’autostima e farli divertire. Si fanno accarezzare e spazzolare per aiutarli nel rilassamento. La loro presenza suscita ricordi e racconti sui cani, fa spuntare sorrisi, stimola l’interazione tra i pazienti.

bella introduzione isa.... mi ha copito il fatto che sia la persona che il bambino traggano giovamento da questa relazione.... una domanda: ma i cani che partecipano alla pet-therapy, sono uguali agli altri o sviluppano sensibilità particolari?
linka tranquillamente quello che vuoi, soprattutto se è così attinente al tuo post...
grazie

beatrice ha scritto:bella introduzione isa.... mi ha copito il fatto che sia la persona che il bambino traggano giovamento da questa relazione.... una domanda: ma i cani che partecipano alla pet-therapy, sono uguali agli altri o sviluppano sensibilità particolari?
linka tranquillamente quello che vuoi, soprattutto se è così attinente al tuo post...
grazie

grazie
per rispondere alla tua domanda: diciamo che sono uguali agli altri, ma vengono educati e addestrati per questo specifico lavoro.
Prima di farli lavorare con gli utenti, vengono introdotti gradualmente nelle attività, per abituarli e per controllare le loro reazioni, per verificare in quale ambito sono più a loro agio e utili. Ogni cane, con la sua personalità, può lavorare meglio con i bambini e non con gli anziani, essere più portato ad un’attività piuttosto che ad un’altra.
La maggiore o minore sensibilità dipende anche dalla razza del cane; io lavoro con i Golden Retriever e il loro carattere molto socievole e affettuoso, la voglia di imparare e giocare li rende tra i cani maggiormente usati (con i Labrador) per la Pet Therapy.

Lavoro con l’A.N.U.C.S.S. – Associazione Nazionale Utilizzo Cani per Scopi Sociali – nata nel 1998. Qui potete trovare altre info:

http://www.anucss.org/index.htm

interessante, grazie davvero. quindi anche una femmina di pitbull di 30 kg può essere una cane adatto alla pet therapy...le caratteristiche che dici tu le ha tutte, ma proprio tutte. se poi ci aggiungi che è praticamente elastica come una molla ed indistruttibile ancora meglio, aggiungo io, perchè a volte capita anche che gli utenti facciano anche del male all'animale, senza realizzare bene che cosa stanno facendo.

... immagino che chiunque abbia la compagnia di un animale faccia una sorta di pet therapy, magari meno professionale,ma comunque efficace.

personalmente l'approccio con i cavalli, e non quello di chi monta la domenica prendendo un animale che nemmeno accudisce, ma la vita quotidiana con essi, sta cambiando il mio modo di approcciare la vita.
un animale trasmette determinati messaggi, ed usando un linguaggio universale quale quello della mimica e del comportamento, questi arrivano diretti senza l'intervento interpretabile e molto meno efficace della parola.
insomma, la via della comunicazione fisica, visiva, sensoriale ed anche, perchè no, intuitiva...

giuseppe ha scritto:interessante, grazie davvero. quindi anche una femmina di pitbull di 30 kg può essere una cane adatto alla pet therapy...le caratteristiche che dici tu le ha tutte, ma proprio tutte. se poi ci aggiungi che è praticamente elastica come una molla ed indistruttibile ancora meglio, aggiungo io, perchè a volte capita anche che gli utenti facciano anche del male all'animale, senza realizzare bene che cosa stanno facendo.

Se lavori con un’associazione, immagino che loro avranno valutato se la tua pitbull sia adatta o meno.
Ho un solo dubbio: per le sue caratteristiche di razza e fisiche, per la nomea di cane “cattivo” potrebbe non essere adatta perché può incutere paura agli utenti che non la conoscono. Ti è mai successo?

beatrice ha scritto:... immagino che chiunque abbia la compagnia di un animale faccia una sorta di pet therapy, magari meno professionale,ma comunque efficace.

personalmente l'approccio con i cavalli, e non quello di chi monta la domenica prendendo un animale che nemmeno accudisce, ma la vita quotidiana con essi, sta cambiando il mio modo di approcciare la vita.
un animale trasmette determinati messaggi, ed usando un linguaggio universale quale quello della mimica e del comportamento, questi arrivano diretti senza l'intervento interpretabile e molto meno efficace della parola.
insomma, la via della comunicazione fisica, visiva, sensoriale ed anche, perchè no, intuitiva...

sono d’accordo, chi vive con una animale sa quanto sia benefica la sua compagnia. I miei cani e la mia gatta sono i miei “terapisti”; giocare con loro, accarezzarli e spazzolarli, guardarli, anche quando sono giù di corda, fa spuntare un sorriso e mi trasmette sensazioni piacevoli e calde.
Ci insegnano, come dici tu, a lasciar perdere le parole e a comunicare con gli altri sensi, ad imparare il linguaggio non verbale, in cui loro eccellono e che noi bipedi spesso ignoriamo (perché non lo insegnano a scuola?)

infatti prima di essere ammessa è stata valutata da operatori di pet therapy, addestratori e un vetrinario comportamentalista. e hanno dato parere più che positivo proprio per le caratteristiche che dicevamo prima.
non mi è mai capitato che nessuno ne avesse paura, nè fra gli utenti, nè fra i genitori degli utenti, nè fra gli educatori del cim. e nemmeno fra la gente comune: si vede che è una pitbull ma si vede anche subito, al primo sguardo, che è una giocherellona. devo dire che per fortuna nella zona dove abito io la fama di pitbull animali assassini è ormai tramontata.