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tra cielo e terra...
Al centro del nostro essere c’è un’oasi di pace, perfettamente connessa con tutto il creato e ricca di armonia. Un’oasi troppo spesso dimenticata, violata dal vivere moderno e mal nutrita dall’indifferenza. Eppure essa è il punto perfetto dove Cielo e Terra s’incontrano. Questo forum vuol dare spazio alla sua voce, rivalutando la semplicità del vivere in sintonia con la Natura e ammantandola del suo significato più vero e profondo. Un atto di umiltà e di riscoperta, un ritorno responsabile e consapevole al ruolo originario dell’uomo quale amorevole guardiano e custode di tutto ciò che lo circonda. Il Cielo motiva la Terra, la Terra sostiene il Cielo e tutti e due provvedono agli Esseri Viventi.
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Cominciamo con il non distruggerlo! Cause e prevenzione incendi

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Cominciamo con il non distruggerlo! Cause e prevenzione incendi Empty Cominciamo con il non distruggerlo! Cause e prevenzione incendi

Messaggio  beatrice Ven Feb 18, 2011 6:20 am


CAUSE PRINICIPALI DI INCENDIO BOSCHIVO
Perchè un incendio si sviluppi sono sempre necessari gli elementi che costituiscono il cosiddetto "triangolo del fuoco", cioé il combustibile (paglia, egno, etc.), il comburente (l'ossigeno) e la temperatura di combustione.
Mentre i primi due elementi sono sempre disponibili, la temperatura necessaria all'accensione é presente solo in determinate condizioni.
Se in climi equatoriali la decomposizione della sostanza organica ad opera degli enzimi sviluppa molto spesso il potenziale calorifico sufficiente per l'autocombustione (e ciò rappresenta un importante fattore di regolazione dei sistemi forestali) alle nostre latitudini la possibilità di un simile evento non esiste.
Le cause naturali di incendio possono essere attribuite o alla concentrazione di raggi solari attraverso una goccia di resina o di rugiada (evento quanto mai improbabile e mai verificato direttamente) o all'accensione provocata da fulmini in assenza di pioggia (fenomeno non raro che, comunque, non sembra essere causa rilevante di danni).
Tutti gli altri fenomeni vanno attribuiti direttamente all'uomo, dividendo la casistica in episodi accidentali, colposi e dolosi.
CAUSE ACCIDENTALI
Un corto circuito, un motore che si surriscalda, le scintille di strumenti da lavoro, possono alle volte costituire l'inizio di un focolaio. Gli incendi così causati vengono definiti accidentali.

CAUSE COLPOSE
La più frequente é la cicca o il cerino gettati dalle auto (nelle strade a grande scorrimento lo spostamento d'aria creato dalle vetture può alimentare le fiamme), ma anche i focolai da pic-nic lasciati incustoditi possono innescare pericolosi incendi.
Più grave il problema delle discariche abusive, tollerate dalle amministrazioni locali, alle quali qualcuno dà quasi sempre fuoco, magari per ridurne il fetore.
Ancora più frequente e con conseguenze estremamente pericolose, é l'abitudine di eliminare le erbe infestanti appiccandovi intenzionalmente fuoco. Tale pratica, da scoraggiare severamente, confina con il dolo, anche se applicata ingenuamente talvolta anche da personale istituzionalmente preposto alla pulizia di strade o verde pubblico.

CAUSE DOLOSE
Come nel caso della "ripulitura" con il fuoco appena trattata, anche l'abitudine di bruciare le stoppie residue dei raccolti di graminacee, rientra in una categoria che é difficile da classificare come colposa o dolosa.
Il fuoco viene appiccato con intenzionalità, ma l'obiettivo della distruzione non é quello di distruggere il bosco. Tuttavia, essendo quasi conseguente la propagazione delle fiamme ai dei complessi boscati confinanti con i coltivi incendiati, viene da pensare che talvolta vi sia l'intenzione di guadagnare terreno coltivabile. Una anacronistica riproposizione della pratica del debbio comune alle civiltà agricole primitive.
L'incendio delle stoppie é, in alcune regioni, la causa principale di incendio boschivo, e seppure vietata, rappresenta una pratica assai difficile da eliminare. Il sistema che sembra aver dato i migliori risultati é quello di un controllo preventivo accurato e costante, con punizioni esemplari per i trasgressori, unitamente ad una campagna di informazione, specialmente fra gli agricoltori più giovani, in cui si spieghi come il fuoco possa essere la causa principale del depauperamento dell'humus e del degrado idrogeologico delle superfici coltivabili.
La pratica di togliere lo spazio al bosco per tramutarlo in pascolo é tipica di certe forme di pastorizia.
Inoltre in parecchie regioni c'é l'uso consolidato di bruciare il fieno seccatosi durante l'estate per favorirne la ricrescita alle prime piogge. Tale pratica, seppure non così frequente come quella di bruciare le stoppie, é tuttavia quella che provoca maggiori danni al patrimonio boschivo. Mentre il contadino brucia le stoppie il più delle volte prendendo elementari precauzioni che salvaguardino quantomeno la propria casa e le coltivazioni ortofrutticole che la circondano, il pastore sceglie le condizioni metereologiche (vento forte, siccità estrema, pendenza del terreno), che rendano l'incendio il più distruttivo possibile. Purtroppo in tali casi, vuoi per le abitudini culturali connesse alla pastorizia, vuoi per l'inaccessibilità dei luoghi colpiti, vuoi per i metodi che vengono usati, é estremamente difficile prevenire e reprimere tale fenomeno. Per ridurre i rischi derivanti da tale pratica può essere utile capire preventivamente quali saranno le aree colpite e mettere in atto opere difensive nei confronti della vegetazione arborea circostante (ad esempio creazione di sterrati, ripulitura delle fasce perimetrali, etc.)
Un fenomeno accertato in zone ricche di selvaggina (soprattutto Ungulati come Cinghiali, Daini e Caprioli) é l'incendio di zone boscose e cespugliose per provocare lo spostamento della fauna in zone più propizie alla sua cattura. il danno che tale atto comporta alla biocenosi é talmente grave che solo pochi spregiudicati bracconieri ancora lo praticano.
A parte gli incendi appiccati per vendetta, ormai limitati alle zone più marginali ed arretrate del nostro Paese, altri incendi per pura soddisfazione emotiva vengono appiccati dai piromani. Senza entrare nella casistica psichiatrica e nelle interpretazioni psicodinamiche di tale fenomeno, è un dato palese che esso viene sempre causato da individui con equilibrio psichico assai precario, e che sono quindi facilmente individuabili (anche per l'ossessività ripetitiva dei particolari) e per questo riportabili alla ragione senza ricorrere a misure estreme, che possono essere comunque paventate al colpevole una volta individuato.
Per ultima citeremo la causa che forse ha causato più danni al patrimonio boschivo italiano negli anni '50 e '60.
Ci riferiamo alle distruzioni dei boschi con intenti speculativi in campo edilizio. Per prevenire tale crimine dal 1975 una legge pone sui terreni percorsi dal fuoco il vincolo di assoluta inedificabilità sino alla naturale ricostituzione del manto boscato, anche in presenza di varianti che modifichino la destinazione d'uso dei fondi colpiti. Ciò dovrebbe far decadere ogni interesse per lo speculatore scoraggiandone gli intenti, ma, purtroppo, in Provincia di Roma (come in gran parte del nostro Paese), non esiste alcuna mappatura dei terreni percorsi dal fuoco ed è, pertanto, assai difficile imporre i vincoli.

LA PREVENZIONE
Se i sistemi di difesa basati sulla prevenzione trovano sufficiente applicazione in numerosi settori di rischio della collettività ( salute, igiene, educazione, criminalità, ecc.), nel settore AIB assistiamo, nel nostro Paese a lacune e abissali carenze alle quali va imputata la maggior parte del degrado del patrimonio boschivo. In questa sezione tratteremo di tutte quelle iniziative mirate a ridurre preventivamente il rischio d'incendio in maniera di limitare gli interventi contro l'emergenza ad una casistica meno drammatica di quella attuale.
Difesa passiva dei boschi
Nella sezione dedicata alla lotta attiva, abbiamo considerato i rischi e le fatiche a cui viene sottoposto il personale impegnato. La sezione sui mezzi e dotazioni tecniche,ci ha dato un'idea dei costi economici che un'azione di spegnimento comporta. Le azioni di prevenzione, al contrario, non comportano rischi e il loro costo è decisamente inferiore a quello delle operazioni di spegnimento. Senza voler approfondire troppo in termini di calcolo economico, la questione cercheremo di dare un esempio pratico dell'incongruità delle scelte di intervento postumo a scapito delle azioni di prevenzione: considerando un bosco di 400 Ha. che occupa un'area geometricamente molto irregolare, possiamo calcolarne il perimetro in 10 Km.. Se questo bosco prende fuoco e la progressione delle fiamme è relativamente bassa (5 mt. /min. ) avremo una perdita di legname valutabile intorno ai 30 milioni. I costi di un intervento di spegnimento effettuato con mezzi aerei possono essere valutati in media sui venti milioni l'ora (calcolo per difetto e senza considerare l'uso di sostanze ritardanti e il personale di terra) e in ogni caso la perdita di legname viene solo ridotta in minima parte. Un'azione preventiva di pulizia delle fasce perimetrali del bosco suddetto, costa, invece quanto 5 giornate lavorative di un trattorista con relativa macchina. Eliminando la vegetazione secca infestante per una fascia di cinque metri esternamente al perimetro del bosco, praticamente si riduce a zero il rischio d'incendio. In passato si è cercato di raggiungere lo stesso risultato irrorando con liquido ritardante le fasce perimetrali dei boschi, ma gli alti costi e il rischio di dilavamento per pioggia delle sostanze impiegate, sconsigliano tale pratica. Un altro sistema sperimentato in Francia consiste nel pascolo controllato delle capre nelle zone in cui deve essere eliminata la vegetazione erbacea. Tuttavia nei fragili ecosistemi forestali della Provincia di Roma, tale pratica andrebbe tenuta sotto strettissimo controllo per non creare danni alle giovani essenze arboree. Infine, sarebbe opportuno che all'interno dei complessi boscati di una certa entità, venissero create delle piste sterrate per favorire il transito dei veicoli antincendio e interrompere la continuità della vegetazione in caso di incendio.
Campagne educative
Nonostante il gran risalto dato alla comunicazione sugli incendi da parte dei mass media, i risultati tardano a concretizzarsi. Molto spesso l'informazione viene data in maniera poco puntuale, senza nessun collegamento con le campagne pianificate dagli enti locali e con gravi lacune tecnico scientifiche. A nostro giudizio sembrano cogliere migliori risultati le iniziative d'informazione rivolte alle categorie di cittadini più interessati al fenomeno, in particolare gli agricoltori, avvertendoli dei rischi di certe pratiche e abitudini, e ammonendoli sulle responsabilità penali e civili a cui vanno incontro esponendo la collettività al pericolo di incendi. La propaganda nelle scuole, oltre a formare una generazione più sensibile al problema per gli anni futuri, può alle volte trasformare i ragazzi in vacanza in piccoli "rangers" volontari che segnalano la presenza di focolai. Vanno inoltre sensibilizzati tutti i soggetti (turisti "ecologici", pescatori, escursionisti, marinai da diporto ecc.) perché segnalino ai comandi di stazione del CFS le situazioni di pericolo. Tutte le forze di pubblica sicurezza e dell'esercito vanno ovviamente coinvolte, attribuendo in questo caso anche compiti di primo intervento per quanto riguarda il pericolo alla popolazione civile. Ciò comporta indubbiamente un sovraccarico di informazioni per le centrali operative, ma riteniamo che, ove vengano fornite ai potenziali collaboratori informazioni precise per valutare con esattezza i livelli di rischio, (ad es. con una massiccia campagna di diffusione di brevi opuscoli) e facendo conoscere i recapiti dei presidi territoriali che possono facilmente controllare la fondatezza delle segnalazioni, i risultati potranno essere soddisfacenti. Abbiamo sperimentato tale sistema nella zona di Castel di Decima, da noi presidiata sin dall'80, e ciò si è rivelato estremamente proficuo, (specialmente nelle ore notturne quando è impossibile mantenere un punto d'osservazione permanente, e nelle zone d'ombra dei nostri punti d'avvistamento).
CONTROLLO E MONITORAGGIO DEL TERRITORIO
Se si ha una buona conoscenza del territorio da presidiare, all'inizio della stagione di rischio va effettuata una mappatura di pericolosità delle zone esposte.
Va verificato l'andamento stagionale di crescita della flora erbacea, l'indice di piovosità relativa, lo stato del sottobosco e della lettiera, il tipo di colture agricole in corso di rotazione, la presenza di attività di pastori, carbonai, boscaioli, ed escursionisti. In base a tale mappatura si intensificheranno i controlli sulle aree considerate più esposte, con frequenti passaggi durante la giornata di personale riconoscibile da distintivi o uniformi che si fermerà a parlare con la gente fornendo informazioni e ammonendo sui pericoli di incendio.
I veicoli più efficaci in tale attività sono risultati essere le motociclette "da Enduro" per la capacità di raggiungere quasi ogni luogo, per la velocità sia su strada che su fuoristrada, per i ridotti consumi e per il comfort che offrono, specialmente con le alte temperature estive.
LO SPEGNIMENTO
Gli interventi di spegnimento iniziano nel momento in cui si raggiunge il luogo ove si svolge un episodio di incendio. Abbiamo già sottolineato il fatto che la rapidità di inizio delle operazioni di spegnimento é il fatto decisivo dell'esito di un intervento, pertanto sarà opportuno elaborare rapidamente una strategia da seguire, iniziando il prima possibile a limitare l'estensione del fronte del fuoco. Non é possibile, senza notevole esperienza, ma anche in questo caso gli errori sono frequenti, scegliere sempre la maniera migliore per muoversi.
Intensità e costanza del vento, condizione del terreno e della vegetazione, come abbiamo visto sono fattori variabili che determinano scostamenti notevoli dal modello generale che si prende in considerazione; tuttavia durante le operazioni terremo sotto controllo l'evolversi della situazione modificando o correggendo le nostre mosse in relazione al suo evolversi. Gli interventi di lotta a terra, a meno che non si disponga di grosse autobotti e di una riserva d'acqua illimitata, vanno sempre concentrati nel momento in cui l'intensità delle fiamme cala temporaneamente. Un calo di vento, un pendio in discesa, un tratto fresco di vegetazione, sono momenti in cui lo sforzo é più proficuo e la pericolosità per il personale ridotta, ed é in questi momenti che intensificheremo gli sforzi, per poi riposare e risparmiare acqua quando la dirompenza delle fiamme renda vano il lavoro a terra.
Come abbiamo visto il fuoco si muove soprattutto in favore di vento, formando un poligono irregolare di forma vagamente triangolare. Noi dunque, dopo aver facilmente spento le fiamme che si muovono contro vento, agiremo su due lati del fronte, spegnendo progressivamente le fiamme fino a raggiungere il vertice del fronte ponendo fine all'incendio. Allo scopo, su ogni lato si muoverà una squadra formata da tre elementi: il primo, con la pompa spalleggiata o l'atomizzatore, irrorerà le fiamme raffreddandole; il secondo le soffocherà con il flabello; il terzo, con la pala, getterà i tizzoni ancora fumanti all'interno della parte già bruciata, ad evitare una ripresa delle fiamme.
Qualora il fronte delle fiamme sia talmente vasto da non poter essere spento e si stia dirigendo verso un complesso boscato, é possibile intervenire approntando dinanzi a quest'ultimo una linea difensiva con un controfuoco. Si tratta di predisporre una fascia priva di vegetazione con l'aiuto di motodecespugliatori, appiccando il fuoco in più punti spegnendo le fiamme in favore di vento e lasciando andare le altre in direzione del fronte principale. Questo si fermerà non trovando più materiale combustibile sul suo percorso. Tale operazione va in ogni caso effettuata solo dopo una lunga preparazione, in condizioni di venti moderati e costanti laddove esista la possibilità per il personale di allontanarsi rapidamente in caso di imprevisti. In ogni intervento vanno comunque scrupolosamente osservate le seguenti norme:
a) Il personale deve essere riparato con idonei indumenti
b) Vanno allontanati e sostituiti gli elementi che mostrino segni di affaticamento o malessere fisico, facendoli riposare in luoghi ombreggiati e al riparo dalla possibilità di essere raggiunti dal fumo e dalle fiamme
c) Va individuato un luogo sicuro ove parcheggiare i veicoli di trasporto facilmente raggiungibile e sorvegliato da un elemento che manterrà i contatti radio con la base
d) Vanno evitati sforzi continui che superino i 10 minuti
e) Le squadre dovranno essere dirette da un responsabile che controlli costantemente l'evoluzione del fuoco e il lavoro dei compagni, prevedendo possibili rischi e complicazioni
f) In ogni caso va privilegiata la sicurezza delle persone
g) Nella scelta dei percorsi per raggiungere o allontanarsi dall'incendio vanno scelte le soluzioni che permettano di raggiungere la base operativa o i centri di pronto soccorso senza il rischio di rimanere bloccati
h) Gli elementi scarsamente capaci o insofferenti nell'adempiere le direttive dei responsabili sono da considerarsi assolutamente non idonei in quanto causa di pericolo per se stessi e per gli altri.


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Messaggio  graziella Ven Feb 18, 2011 4:13 pm

in caso di avvistamento di incendio chiamare subito il 115.
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Messaggio  dade Ven Feb 18, 2011 5:12 pm

Ottimo articolo,brava
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Messaggio  Andy Mar Mar 15, 2011 6:08 pm

ricordiamoci che senza alberi non potremmo vivere.loro ci donano l'elemento essenziale per vivere,l'ossigeno,e mi rattrista quando ci sono boschi bruciati,che per ripopolarsi passa del tempo,ok,il legna la si usa anche in casa per scaldarsi però se taglio quell'albero,so che poi un'altro vi ricrescerà;un'incendio distrugge tutto! Crying or Very sad
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Messaggio  beatrice Mar Mar 15, 2011 7:03 pm

non solo andy, ma il taglio regolare dei boschi è una delle misure migliori per evitare incendi. un bosco pulito brucia molto piu' difficilmente di uno sporco e non curato e il taglio di alberi troppo fitti permette la crescita sana di quelli che rimangono...

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Messaggio  Andy Mar Set 27, 2011 10:55 am

comunque ci sono tre tipi di incendi....radente di chioma,e sottosuolo...
Il radente è quello più comune...dove prende fuoco la lettiera,erba,e giovani piantine.....da quello radente,si può passare a quello di chioma,dove la situazione si fa critica e lo spegnimento risulta più difficile....questi sono quelli a fiamma viva.....quelli sottosuolo,possono essere causati da un fulmine,da qualche bracie non spente bene,e questo incendio,distrugge tutto ciò ch è sottoterra....è difficile osservarlo,e può "vivere"sottoterra anche per molto tempo.....da questo si può trasformare in radente e così via.L'incendio peggiore a qui si può ricorrere è quelle delle pinete e conifere in generale,poichè la resina prodotta agli alberi è un'ottimo combustibile;quindi prima di andare nei campeggi,nelle zone marine con tale area e volete accendere un fuoco informatevi se ci sono aree dedicate,e inoltre le macchine vanno lasciate nei parcheggi...se andate in una pineta e la marmitta è catalitica,basta un niente per innescare un incendio!ATTENZIONE! Suspect
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