Il cavallo che parla...

Troppo spesso interpretiamo a nostro uso e consumo il linguaggio degli animali. Troppo spesso tendiamo ad umanizzarli, rendendo loro onere ed onore di cose che non pensano neanche lontanamente, solo per un nostro bisogno intrinseco di comunicare. Troppe volte si addomestica, si condiziona, s’interpreta l’animale che ci sta accanto. Mentre invece, l’approccio giusto è quello di usare il loro linguaggio fatto di azioni, reazioni, espressioni e modi di fare attinenti esclusivamente al mondo che gli appartiene.
Un linguaggio che si scopre soltanto con il rispetto e l’osservazione e che apre orizzonti ricchi di insegnamenti per noi esseri umani. Ogni animale ha una sua personalissima mimica (ed anche una fisiognomica), e non avendo un linguaggio verbale sono proprio i segnali del corpo che ci devono guidare.
Nell’ultimo approccio che ho avuto con i cavalli, ho appunto scoperto questo mondo misterioso, dove è l’animale che parla ed io che sono in dovere di capire, per poi poter comunicare in modo chiaro e coerente con lui.
Un cavallo fondamentalmente si esprime con le orecchie, gli occhi, la bocca, la coda e il movimento delle zampe.
Le orecchie sono i suoi radar personali: un udito acutissimo e una curiosità innata, oltre all’esser preda quindi sempre all’erta, le rendono mobilissime e pronte, al minimo rumore, a girarsi da una parte o dall’altra. Sono quindi segno di allarme, attenzione ed anche di ascolto. La non comprensione, la noia o il disappunto sono espressi con le orecchie che si muovono in modo differente tra di loro, a meno che non ci siano due stimoli uditivi che attraggono l’animale. Le orecchie tese all’indietro equivalgono al ringhio di un cane o alla coda gonfia di un gatto: la minaccia. Il cavallo rilassato invece porta le orecchie senza tensione, non troppo dritte ne tantomeno calanti.
Gli occhi del cavallo sono i pozzi più profondi e misteriosi che io abbia mai visto. In un animale impaurito si dilatano tanto da far vedere il bianco ed esso li ruoterà intorno, o in cerca di una via fuga, o nel tentativo di localizzare il pericolo. Un cavallo che ha normalmente il bianco in vista è comunque emotivo e pauroso.
Il muso e il naso del cavallo corrispondono, in parte, alla nostra mano. Infatti con essi egli non solo annusa ma ispeziona e “tocca”. Un naso mobile e vellutato che rovista nel palmo della mano sta letteralmente cercando del cibo in modo tattile. È fondamentale per esempio, far annusare ai nostri cavalli ogni strumento di lavoro che gli si voglia avvicinare, attraverso l’odore lo riconosceranno poi come un oggetto familiare e non minaccioso. L’animale userà il naso in movimento anche per restituirci le coccole che noi gli faremo: facilmente, quando lo si spazzola, lui vorrà contraccambiare fregando a noi il muso, usando le labbra e arrivando a dare dei piccoli morsi, che nel suo linguaggio sono l’approccio positivo nella socializzazione del branco.
Si usa “dividere” il cavallo in due parti: l’anteriore che è quella della razionalità e la posteriore, che è quella dell’emozionalità. Infatti, quando un cavallo non desidera qualcosa, inizialmente rampa con una zampa davanti, ovvero batte a terra lo zoccolo. Questo è un avvertimento che può preludere al mordere, fuggire o scalciare con le zampe posteriori. Ma il rampare ha altri significati: è un gesto usato anche quando vogliono chiedere qualcosa, se per esempio vedono arrivare il cibo ed hanno fame, oppure davanti all’ingresso del box se vogliono uscire. Infine rampano anche per allontanare animali più piccoli. La rampata è comunque e sempre un gesto di insofferenza.
A differenza dei cani, che scodinzolano per gioia, i cavalli quando muovono a frusta la coda e non hanno motivo di scacciare le mosche, si stanno preparando a calciare. Dopo la coda, si alza una delle due zampe posteriori, pronta allo scatto. Nei casi peggiori anche ambedue. Più raro e per questo infido è il calcio a vacca, così chiamato perché invece di essere diretto posteriormente come le classiche coppiole (calci di ambedue le zampe posteriori) viene dato di lato con una zampa sola. Ma un cavallo avverte sempre, prima di arrivare a reazioni estreme e pericolose, con tanti atteggiamenti del muso e delle orecchie, l’importante è tenerlo d’occhio e capire le “antifone”….

Altre “parole” del cavallo: un cavallo che ti gira le spalle (per non dire il sedere) allontanandosi non ha interesse per te o non vuole fare quello che stai chiedendo. Un cavallo che ti si avvicina abbassando il capo verso terra dimostra sottomissione, se invece con la testa tende a sovrastarti è in atteggiamento dominante. Il fregare il capo addosso all’uomo è segno che lo considera amico e parte del branco, un cavallo che sta accucciato e permette che l’uomo gli si avvicini, gli sieda accanto e lo tocchi, dimostra una condizione di fiducia assoluta. Un cavallo che spinge invece col muso sta allontanando la persona.
Proprio dall’osservare questi atteggiamenti sto imparando come comunicare con i miei cavalli. Se uno di loro tenta di mordermi non picchio mai sul muso, come ho visto spesso e purtroppo fare, ma spingo con forza la testa di lato, proprio come farebbe lui con un suo simile. E se non voglio che mi intralcino mentre lavoro nel recinto volto loro le spalle….
Un viaggio meraviglioso, quello nel linguaggio animale, che riesce ad arricchire anche quello che noi crediamo sia, e forse non è, il modo di comunicare più completo che esista, il nostro….
bea

Un cavallo psicologicamente e fisicamente sano ha occhio vivace, testa alta e orecchie mobili così come le labbra, pelo lucido e stabilità sulle zampe. Un cavallo felice almeno una volta al giorno sgroppa, nitrisce e si rotola. Proprio per questo i cavalli tenuti bradi o semibradi hanno spesso il mantello lucido, il rotolarsi corrisponde al nostro bagno in vasca. Anche il fango permette loro di eliminare i parassiti e quindi, ben vengano le infangature.
Un cavallo in stato di relax terrà una zampa posteriore leggermente flessa per riposarla, gli orecchi non dritti, gli occhi socchiusi, il collo leggermente disteso in avanti e muoverà il labbro inferiore con piccoli e veloci movimenti (un po’ come i vecchietti che si ciucciano la dentiera! )
Un cavallo inquieto o impaurito si muoverà in continuazione, le orecchie saranno dritte e tese ed estremamente mobili, le froge dilatate (a caccia di odori), la testa più alta del normale e gli occhi mostreranno il bianco.
Un cavallo depresso lo riconosci dallo sguardo spento e che non si fissa su persone o cose ma tende a stare abbassato, così come la postura, dove il collo è perennemente piegato verso terra anche se non pascola. raramente si rotola, sgroppa o nitrisce. demotivato, tende a starsene appartato, a volte col capo in un angolo del box o della capannina.
Un cavallo che aggredisce non lo fa calciando, perchè questo è un atto di difesa, ma abbassa la testa, tiene le orecchie completamente schiacciate all'indietro sul capo, apre le labbra mostrando i denti e carica... ed è molto meglio non vederlo mai

Un cavallo che ti viene incontro frontalmente non ti teme e desidera uno scambio con te (magari solo di carote!) un cavallo che ti sta di fianco perpendicolare con il tuo corpo cerca un dialogo ma non troppo diretto.
Un cavallo che ti osserva con insistenza da lontano ti sta studiando, evidentemente non ti conosce o stai facendo cose nuove per lui.
Un cavallo che mette il muso sopra la groppa di un compagno (o sulla tua spalla) sta cercando di rasserenare gli animi, un modo per dire: va tutto bene!
Un cavallo che al tuo avvicinarsi abbassa le orecchie e scuote il capo in sù ed in giù, ti dice che non vuol'essere disturbato.
Un cavallo che dà piccoli morsi sul posteriore del compagno desidera giocare e correre, se lo morde sul collo gli sta dimostrando un legame di branco (il collo è la zona dove accettano più volentieri di essere toccati). Se si vuole far impazzire di piacere il proprio cavallo, basta grattarlo sotto la mandibola, nel vuoto che si crea tra le mascelle inferiori. La prima volta potrà sembrare dubbioso, ma se il gioco va avanti comincerà a dondolare la testa in segno di apprezzamento. Altro punto G del cavallo è l’attaccatura della coda. I miei quando mi vedono arrivare spesso si posizionano a marcia indietro proprio perché gratti loro quel punto!
Un cavallo che tiene una zampa anteriore alzata (ne ho conosciuto uno che la teneva così tutto il tempo del pasto!) dimostra insofferenza, leggera inquietudine, fretta. Nel caso specifico, si potrebbe leggere come un: state alla larga che la pappa è mia!
Un modo per far capire al cavallo che siamo noi i capobranco, è quello di mettere del fieno, aspettare che ci sia sopra e quindi mandarlo via, rimanendo sul fieno al posto suo. All’inizio si allontana e ti guarda stupito, poi, se non ha erba intorno da brucare, tende a tornare indietro cercando di recuperare la propria posizione.
Rincorrere un cavallo è completamente inutile, per la legge di sopravvivenza, più lo si segue da dietro più questo scappa. Per recuperarlo è invece necessario muoversi senza correre, avvicinarlo di lato e rassicurarlo con la voce. Avvicinarsi invece ad un cavallo frontalmente, se non ha confidenza con noi, può disturbarlo e farlo allontanare. Questi atteggiamenti sono dovuti al fatto che la visione del cavallo è buia davanti, al centro degli occhi, e dietro, sul posteriore. Se lo si deve per forza avvicinare da questi lati, è bene farsi sempre anticipare dalla voce.
Far indietreggiare un cavallo è facile se gli è già stato insegnato, ma un animale come il mio maschio, quasi sdomo, reagisce meglio se mi comporto da cavallo come lui: appoggio la schiena al suo petto e spingo finchè non retrocede. Così fanno loro, così faccio io. Tenendo però presente che, se il cavallo si ribella, mi aspetta un bel morso sulla spalla…
Far alzare la zampa ad un cavallo può diventare una coccola: basta sfiorare leggermente e di continuo il dietro della zampa, sotto il garetto, perché lui, stimolato dalla frizione, la sollevi. A questo punto la si prende con la mano e la si posiziona con la pianta dello zoccolo volta all’insù. Se l’animale resiste in quella posizione è bene abituarlo alla mascalcia (cura dello zoccolo e ferratura) battendo ripetute volte con la nostra mano sotto lo zoccolo.
Infine, parlare con i cavalli è importante. Certo non conoscono il linguaggio nostro, ma, avendo l’udito come senso più sviluppato e più usato, l’ascoltare la nostra voce li tranquillizza e ci rende familiari. Anche il fischio, se sommesso e tranquillizzante, è un modo per comunicare con loro. C’è da tener presente che il cavallo, a differenza del cane, non richiede troppo contatto fisico, specie se vissuto da terra. Molte volte è più importante che sia lui a venir da noi che noi lo si perseguiti per carezzarlo. Questo non toglie che fare grooming (spazzolarlo, lavarlo e pulirlo) sia un ulteriore mezzo per farcelo amico, insieme a tanto, tantissimo rispetto… perché, proprio per la sua indole, non ama le imposizioni e non dimentica i torti subiti.

Questi due cavalli stanno mettendo in atto un corteggiamento amoroso, le orecchie indietro stanno esprimendo la tensione del momento, ma nonostante l'importanza dell'atto, mi tengono decisamente d'occhio, mentre li fotografo. Questo dimostra quanto un cavallo sia sempre e comunque in stato di allerta, anche quando è nelle condizioni più tranquille e piacevoli!

andiamo avanti....
un cavallo che esprime tutto il proprio piacere durante una .. grattatina! il collo teso e le orecchie aperte (molto simile alla reazione del gatto), il labbro inferiore rilassato e l'espressione del muso quasi... sorridente.

qui l'allerta in contemporanea dei due cavalli... orecchie tese verso il punto di allarme...

qui il massimo della collaborazione, ambedue stanno tenendo d'occhio (non sono in riposo, lo si vede dalla postura della zampe di dietro e dalle orecchie dritte, anzi il maschio a destra è in una posizione molto tesa) due punti diversi...

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qui spero si riesca a vedere (che la foto è piccola) il rifiuto ad essere sellato. il cavallo scuote la testa in sù e in giù (in qquesto momento ha anche un morso troppo stretto per lui) e frusta con la coda... sta dicendo: "non la voglio, non la voglio, non la voglio..."

qui la femmina, a destra della foto, sta cercando l'approvazione del maschio strusciando il muso a quello di lui. si vede dalle orecchie che il primo è tranquillo, mentre lei è leggermente in tensione (dubbiosa) in attesa della risposta.

qui l'esplicito invito all'amore di una cavalla in calore...

questa mostra come il maschio (a sinistra) ancora giovane, faccia piccoli dispetti alla femmina per giocare... non c'è antagonismo o prevaricazione, in questa foto, ma una semplice .... tiratina di orecchi per scherzo... Lui infatti ha le orecchie tese lateralmente, non indietro.

classica posizione di colli intecciati, che sta a significare supporto reciproco, rasserenazione e spirito di branco...

qui il cavallo è un pò come un bambino, curioso, sereno, partecipe... sta dicendo:"Cosa fai? C'è qualcosa per me??"

ecco un cavallo che carica.
la carica è un atto di offesa, mentre il calciare è di difesa.
a vedere il cane, sembrerebbe propro un momento difficile, per lui...

qui la femmina a sinistra sbadiglia (anche se sembra che rida!) e il maschio, che non la può vedere, muove le orecchie colpito dal rumore inatteso....
i cavalli non ridono, questo scatto è l'attimo di uno sbadiglio. quando invece arricciano il labbro superiore e alzano un poco il capo (il che somiglia comunque ad una risata) stanno annusando l'aria. lo fanno in modo particolare gli stalloni quando sentono una femmina in calore.

la mia cavalla quando vuol farmi capire che non vuole fare una cosa oppure che non riesce a farla nitrisce abbassando il muso fin quasi a terra....

questa la posto unicamente per la sua comicità, se guardata con occhi umani!
in realtà lei si sta soltando grattando alla capannina....

Interessante davvero,grazie per aver condiviso con noi queste immagini e il linguaggio dei cavalli,erano cose che non sapevo e non ho mai osservato,grazie Bea

giuseppe ha scritto:la mia cavalla quando vuol farmi capire che non vuole fare una cosa oppure che non riesce a farla nitrisce abbassando il muso fin quasi a terra....

si, non è per niente d'accordo...

il linguaggio degli animali è ricchissimo, vario, intenso. eppure, a un osservatore superficiale, può sembrare limitato.. il cavallo in particolare, se osservato non da solo, ma durante l'interazione con i suoi simili, ci trasmette in modo efficace il vocabolario da usare con lui. personalmente con i miei due amici equini uso il loro linguaggio e i risultati sono di reciproco rispetto, comprensione senza dover ricorrere ad atteggiamenti severi, serenità e un legame profondo....