TRA CIELO E TERRA forum
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tra cielo e terra...
Al centro del nostro essere c’è un’oasi di pace, perfettamente connessa con tutto il creato e ricca di armonia. Un’oasi troppo spesso dimenticata, violata dal vivere moderno e mal nutrita dall’indifferenza. Eppure essa è il punto perfetto dove Cielo e Terra s’incontrano. Questo forum vuol dare spazio alla sua voce, rivalutando la semplicità del vivere in sintonia con la Natura e ammantandola del suo significato più vero e profondo. Un atto di umiltà e di riscoperta, un ritorno responsabile e consapevole al ruolo originario dell’uomo quale amorevole guardiano e custode di tutto ciò che lo circonda. Il Cielo motiva la Terra, la Terra sostiene il Cielo e tutti e due provvedono agli Esseri Viventi.
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la casa di paglia

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Messaggio  beatrice Lun Mar 07, 2011 4:39 am

a Corricelli, un paesino sperduto a pochi chilometri da dove abito, è stata costruita una casa di paglia all'interno di un progetto sperimentale di ecosostenibilità, permacultura ed unico utilizzo dei materiali locali. la casa è su palafitte, i travi sono di castagno e non hanno neppure un chiodo, ma solo incastri lignei, le pareti sono di presse di paglia (160, per l'esattezza) che all'interno sono state rivestite di argilla. il pavimento è di assi di legno e il tetto in paglia e canne di fiume. un'unica stanza con al centro una stufa a legna. ci sono entrata, un'atmosfera incredibile la permea... ovattata, confortevole, dall'odore gradevolissimo che ci si respira ai suoni soffici, ai colori chiari della paglia, dell'argilla e del legno, alla protezione termica sia in estate che in inverno... tutto è armonioso lì dentro, confortevole. ed è una costruzione a cui tutti possono partecipare, che da sicuramente un senso molto più compiuto a quella che oggi definiamo "un'abitazione". il costo completo è arrivato a 2.600 euro tutto compreso.

per ulteriori informazioni: www.associazionebasilico.it

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Messaggio  cri393 Lun Mar 07, 2011 9:09 pm

sicuramente un progetto interessante...ma io morirei in quella casa visto che sono allergico... Very Happy Very Happy

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Messaggio  maxi Mer Mar 23, 2011 8:07 am

azz... proprio un bel progetto....ma non si realizzera" nella pratica cry .......solo 2600 euro una casa?.....e poi?....lo stato?.....i comuni,le provincie?.....e non ultime le banche?....come faranno a tirare avanti?......se per farsi una casa basterebbero solo 2600 euro? hahaha hahaha hahaha ........gia vedo i geometri e i costruttori di case che sbiancano!! hahaha
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Messaggio  beatrice Mer Mar 23, 2011 12:22 pm

oh povero cri... e allora diciamo che menomale non sei nato cavallo... Very Happy
come fanno maxi? come vogliono, a parer mio. noi ce la siamo fatta di legno e devo dire che il costo, se sai di carpenteria e falegnameria, è davvero irrisorio. e poi, i materiali naturali sono confortevolissimi, cambia la temperatura e l'acustica. anche l'odore è buonissimo. e per ultimo, ma non ultimo, in caso di sisma al massimo ti prendi in testa un'asse del 10 o una pressa....
io non potrei mai tornare a vivere nel cemento. forse nella pietra, che ha caratteristiche migliori, ma nel cemento, nei foratini no. mai.

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Messaggio  cri393 Mer Mar 23, 2011 1:49 pm

casa tua è di legno e fatta da te??deve essere una bella soddisfazione... ok capo! Very Happy

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Messaggio  beatrice Mer Mar 23, 2011 2:30 pm

cri393 ha scritto:casa tua è di legno e fatta da te??deve essere una bella soddisfazione... ok capo! Very Happy

si cri, costruita sulla base condonata di una vecchia e grande baracca...... https://eticaagreste.forumattivo.it/t324-scelte-di-vita

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Messaggio  beatrice Dom Mar 27, 2011 7:05 pm

questo scritto va ad inbtegrare ampiamente la discussione sulla casa di paglia:
tratto da: www.fiorigialli.it

AUTOCOSTRUZIONE, AUTOSOSTENTAMENTO, AMBIENTE

Valorizzazione dei territori marginali e abbandonati, bassi costi di acquisizione degli immobili, valorizzazione sociale e individuale per discutere e prendere decisioni, equiparazione del capitale e del lavoro, costi di gestione contenuti, gestione delle risorse in loco per il fabbisogno energetico, riduzione dei consumi, diminuzione della dipendenza dal denaro e dal sistema globalizzato, gestione comune e condivisione delle risorse, autosufficienza alimentare ed energetica, autocostruzione degli edifici, processo decisionale partecipato, risoluzione dei conflitti, educazione olistica: sono questi i principi fondamentali che accomunano gli ECOVILLAGGI. Non un miraggio nel deserto, ma un modello sociale visibile e aperto, centro di vita quotidiana, di educazione e cultura, di attività produttive “rinnovabili”. Ad entrare nel merito di questo atipico progetto che trova da tempo consenso nel mondo è l’architetto Maria Luisa Bisognin, esperta a livello nazionale, per quanto riguarda costruzioni in materiale vegetale, Permacultura, progettazioni di aree rurali, ecovillaggi. Suo il progetto “LA CASA COLTIVATA”: sistema costruttivo che impiega legno di canapa negli elementi portanti, seguendo i principi della Bioedilizia ecosostenibile e della riduzione del consumo energetico (riciclaggio dell’acqua, fitodepurazione, produzione di biogas e tecnologie solari). Attualmente sta lavorando nell’ecovillaggio di nuova fondazione “Correlli” (PO) per l’ASSOCIAZIONE BASILICO.

Comunità ed Ecovillaggi: una filosofia di vita, una scelta ponderata, una moda o una fuga dalle città?
Decisamente una scelta ponderata, se ci riferiamo al cosiddetto primo mondo, una diversa opportunità per “i paesi in via di sviluppo” che, forse, hanno tanto da insegnare. Gli ecovillaggi sono piccole comunità di persone prima di tutto. Dove si integrano solidarietà sociale e pratiche ecologiche. Sono modelli insediativi che sperimentano modi di abitare proteggendo i sistemi viventi, coltivando la crescita personale e mirano all’autosostentamento, mediante autoproduzione, scambio e rete. Gli ecovillaggi sono un nuovo movimento internazionale.

Ecovillaggi nel mondo e in Italia...quali le differenze sostanziali?
Tra i singoli ecovillaggi vi sono differenze sostanziali. Non sono tanto le peculiarità del luogo che distinguono un ecovillaggio, quanto le persone che lo costituiscono, oltre ai diversi modi di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e di società di quel grup-po, in quel luogo. Ogni gruppo ha una sua specifica finalità fondante che spazia dall’impronta spirituale alla formazione, alla valorizzazione del singolo.

Hanno cominciato a fondarsi consapevolmente negli anni ‘60 in Australia e negli Stati Uniti ma si sono diffusi in tutti i continenti. Da allora sono in continua crescita numerica ovunque. In Italia se ne possono contare una trentina, tra piccoli e grandi. Il più popoloso è Damanhur, nel Canavese, che conta circa 700 adulti stabili, mentre il più piccolo conta solo 4 residenti adulti più i bambini. In Europa la loro diffusione è più rilevante nel nord: Germania, Danimarca, Olanda, Gran Bretagna. Qui troviamo gli ecovillaggi storici europei, molto attivi e popolosi: Zegg in Germania e Findhorn in Scozia. Ma, sorprendentemente gli ecovillaggi di riferimento mondiale stanno in paesi poveri, come Senegal e Shiri Lanka.

Alcuni portano con sé le esperienze utopistiche dei secoli passati o gli insegnamenti di grandi personaggi come Gandhi, alcuni sono prettamente ecologisti, altri ancora prettamente spirituali. La maggior parte degli ecovillaggi sono in comunicazione attraverso una grande rete mondiale, anche attraverso il web, che si chiama GEN: Global Ecovillage Network, divisa per continenti. Quella Europea è www.gen-europe.org.

Negli Ecovillaggi cosa si presuppone in termini di regole e quanto incide la formazione?
Difficile generalizzare perché ogni ecovillaggio si dà proprie regole. Alcuni sono piuttosto chiusi, per conservare la propria integrità, altri sono più aperti e accettano visitatori o ospitano persone interessate a fare un periodo di esperienza. In un ecosistema ogni qualvolta s’introduce un nuovo elemento tutto il sistema cambia perché le relazioni del nuovo elemento con quelli esistenti si ripercuote sul tutto, così è per gli uomini, sia nella piccola sia nella grande dimensione.

Così negli ecovillaggi, ogni volta che un nuovo individuo chiede di andare ad abitare lì tutti i residenti devono essere d’accordo. Vi sono, invece, principi etici che accomunano tutti gli ecovillaggi del mondo. I principali sono: valorizzazione dei territori marginali e abbandonati, valorizzazione sociale ed individuale per discutere e prendere decisioni, equiparazione del capitale e lavoro manuale o intellettuale, riduzione dei consumi e del fabbisogno di denaro, l’autosufficienza alimentare ed energetica ove è inclusa anche l’autocostruzione per i bisogni abitativi.

Va da sé la necessità di formarsi, o meglio, di autoformarsi per far fronte alle proprie necessità, come ad esempio metodi naturali per la coltivazione quindi per il fabbisogno alimentare, la preparazione di beni di consumo in casa (saponi, detersivi, cosmetici, rimedi naturali) e, punto fondamentale oltre la produzione di cibo, l’autocostruzione per le esigenze abitative.

A Corricelli, un ecovillaggio in formazione nei Monti della Calvana (PO) si è scelto di costruire piccoli manufatti temporanei in materiale vegetale che servono da pre-insediamento. In questo modo i futuri abitanti possono stare sul posto con una certa comodità, prendendosi il tempo di “entrare in punta di piedi” nell’ecosistema della valle, ponderando attentamente le azioni da mettere in atto e i tempi di realizzazione. C’è una palafitta polifunzionale, una capanna in balle di paglia, un compost toilet e una doccia. Sulla proprietà hanno un caseggiato ormai ridotto a rudere che sarà recuperato utilizzando la bioclimatica, il recupero dei materiali sul posto, lo sfruttamento dell’energia solare ed eolica.

Invece della baracca di cantiere sarà realizzata una capanna in castagno tagliato sul posto, questa costruzione sarà oggetto di un corso imminente sulla carpenteria ad incastro con un valente maestro carpentiere trentino. L’esperienza servirà per il recupero degli edifici. Un’altra capanna sarà oggetto di una mia sperimentazione di costruzione con polloni di castagno.

Gli Ecovillaggi possono essere una risposta per una nuova pianificazione urbanistica del territorio?
Direi che lo sono già nella fase attuattiva degli strumenti urbanistici. Il caso più emblematico lo troviamo in Toscana dove, a seguito della nuova ondata di leggi regionali sulla gestione del territorio sono stati redatti PTCP di grande interesse, come quello per la Provincia di Prato a firma di Alberto Magnaghi o il piano per il Chianti fiorentino di Paolo Baldeschi, che per altro ha vinto un ambito premio europeo. I PSC appena adottati, e quelli in via di redazione, debbono necessariamente recepirne le indicazioni ed attuarle concretamente, cosa molto difficile per le amministrazioni locali se non incontra la volontà dal basso, cioè dai cittadini stessi, e il sostegno di validi urbanisti. Un bell’esempio di PSC è quello per Pienza di Giorgio Pizziolo.

In che modo? Quali le peculiarità?
Traducendo in termini prescrittivi e premianti azioni volte alla sostenibilità ambientale, all’aggregazione sociale, alla protezione dei sistemi ecologici, alla protezione del mercato locale. Minimizzando la speculazione edilizia e l’accentramento abitativo lungo le arterie stradali, cercando il più possibile di mantenere ed incrementare un tessuto sociale distribuito, evitando di adottare lo zooning sul territorio quando questo metodo (lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle) ha snaturato le nostre città nei decenni passati, ed ora non siamo più in grado di gestirle efficacemente e ne subiamo le conseguenze quotidianamente.

Cosa si intende per CASA COLTIVATA e in quale contesto geografico è possibile attivarla?
La “CASA COLTIVATA” è il nome che ho dato ad un sistema costruttivo innovativo che impiega legno di canapa al posto del legno di alberi. Da molti anni mi occupo di canapa e spesso la maneggio, così mi sono resa conto che poteva essere un materiale da costruzione eccezionale. In bioedilizia si dovrebbe tendere all’uso del materiale del luogo ma per la costruzioni di tetti e solai si usa il legno, la casa coltivata trova un senso ecologico nelle aree a prevalenza agricola che non hanno più boschi da anni, come la pianura padana, quindi posso coltivare il materiale che mi serve, da cui il nome. La canapa è una pianta che cresce un po’ ovunque, quindi i contesti geografici sono quelli ove la pianta può essere coltivata e nei quali non vi sia la possibilità di approvvigionarsi di legno da costruzione.

Lei è una esperta di autocostruzione, quali i suggerimenti per chi volesse seguire questa strada?
Il primo è di non pensare che costruire con materiali vegetali e a bassa tecnologia sia banale: non costruiamo la casa dei tre porcellini ma case vere che durano nel tempo. Il secondo è di essere umili verso tutti quelli che possono dare un contributo. Il terzo è di essere pazienti nella realizzazione e disponibili a fare un po’ di fatica fisica.

Forte della sua esperienza consolidata in tanti anni di attività, quali suggerimenti si sente di rivolgere alle Pubbliche amministrazioni che oggi si trovano di fronte ad un bivio nelle scelte strategiche sul recupero dei centri storici, l’ampliamento dell’edilizia residenziale, risanamento delle periferie, pianificazione del territorio in virtù del risparmio energetico?
Di smettere di pensare che “l’industria dell’edilizia” crea ricchezza così come si sta concependo attualmente. Se da un lato crea occasione di lavoro, dall’altro diminuisce drasticamente le risorse vitali, accentua la differenza tra le classi sociali e non riesce a dare risposta alle esigenze vere dei cittadini. Inoltre, l’edilizia che si va realizzando in questi anni crea nuove esigenze che le amministrazioni, alias i cittadini contribuenti, devono realizzare e mantenere a proprie spese. Orientandosi verso basse tecnologie e materiali vegetali, i Comuni si possono dotare di manufatti a uso pubblico a basso costo, caratterizzanti ed esclusivi. L’introito, a quel punto, rimane locale e permette un indotto economico virtuoso soprattutto per i giovani.

Spesso nelle periferie o in piccoli Comuni non abbiamo strutture pubbliche sufficienti, oppure sono fatiscenti e inadeguate: ho visto sovente container svolgere la funzione di uno spogliatoio per i ragazzi, o attrezzature scolastiche o per anziani; posso assicurare che una costruzione in materiale vegetale allo stesso prezzo è decisamente più confortevole e decoroso. Così pure per certe strutture destinate al turismo, che rimangono inutilizzate per gran parte dell’anno divorando l’ambiente circostante che, paradossalmente, dovrebbe essere il motivo di richiamo del turismo stesso.

Aggiungere il messaggio che vuole trasmettere all’esterno...
La pressione demografica che stiamo vivendo oggi non ha precedenti nella storia. Le risorse diminuiscono vertiginosamente giorno dopo giorno. Non si può continuare a far finta di nulla, non si può pensare di continuare ad esercitare il potere in modo così distruttivo credendo che le conseguenze toccheranno ad altri. Almeno per amore dei propri figli e dei propri nipoti, anche con spirito familistico, occorre fermarsi un momento a riflettere. L’industria edile è tra le più inquinanti nella produzione, tra le più energofagica nell’uso e di nuovo tra le più inquinanti nella fase di smaltimento.

Recuperare l’esistente che merita e costruire a bassa tecnologia con materiali vegetali non è un’onta ma un modo per costruire ambienti sani, vivibili ed estetici, a costi abbordabili per tutti. Non credo sia la panacea di tutti i mali ma, certamente, sarebbe un ottimo aiuto per un vivere migliore e per limitare i danni di un uso dissennato e delirante del territorio, di proteggere la vita stessa.

Laura Stradaroli
[ laura@cazorziedizioni.it ]


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