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tra cielo e terra...
Al centro del nostro essere c’è un’oasi di pace, perfettamente connessa con tutto il creato e ricca di armonia. Un’oasi troppo spesso dimenticata, violata dal vivere moderno e mal nutrita dall’indifferenza. Eppure essa è il punto perfetto dove Cielo e Terra s’incontrano. Questo forum vuol dare spazio alla sua voce, rivalutando la semplicità del vivere in sintonia con la Natura e ammantandola del suo significato più vero e profondo. Un atto di umiltà e di riscoperta, un ritorno responsabile e consapevole al ruolo originario dell’uomo quale amorevole guardiano e custode di tutto ciò che lo circonda. Il Cielo motiva la Terra, la Terra sostiene il Cielo e tutti e due provvedono agli Esseri Viventi.
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La “sobrietà creativa” e la “parabola dello yogurt”

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La “sobrietà creativa” e la “parabola dello yogurt” Empty La “sobrietà creativa” e la “parabola dello yogurt”

Messaggio  beatrice Ven Apr 22, 2011 1:22 pm

Sobrietà creativa, cioè fare con il minimo indispensabile. Chi fa con poco rientra (rientrava) spesso nel comune concetto di avaro, maniacale, tirchio, perfino misantropo.... ma la sobrietà creativa è invece consapevolezza ed arte di stare al mondo. Essa risponde all'esigenza di “aver cura” del mondo che ci ospita, delle cose che ci circondano, degli esseri che convivono con noi. La sobrietà creativa richiede di porre l'attenzione. Attenzione per gli imballaggi, la provenienza, le materie prime ed i costi umani (ma anche animali) di ciò che si consuma. Non solo, ma essa ci conduce a produrre tutto quello che possiamo, a risparmiare le energie, a riscoprire la soddisfazione unica del fai da te, del recupero, del riciclo in una condizione interiore di anticonsumismo.
Tutto questo per introdurre “la parabola dello yogurt” di Maurizio Pallante, convincente ed efficace nello spiegare il concetto di Decrescita.


Lo yogurt prodotto industrialmente e acquistato attraverso i circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori percorre da 1.200 a 1.500 chilometri, costa 5 euro al litro, viene confezionato al 95 per cento in vasetti di plastica quasi tutti monouso, raggruppati in imballaggi di cartoncino, subisce trattamenti di conservazione che spesso non lasciano sopravvivere i batteri da cui è stato formato.

Lo yogurt autoprodotto facendo fermentare il latte con opportune colonie batteriche non deve essere trasportato, non richiede confezioni e imballaggi, costa il prezzo del latte, non ha conservanti ed è ricchissimo di batteri.

Lo yogurt autoprodotto è pertanto di qualità superiore rispetto a quello prodotto industrialmente, costa molto di meno, contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 perché non comporta consumi di fonti fossili per il trasporto e per la produzione dei contenitori usa e getta, non produce rifiuti.

Tuttavia questa scelta, che migliora la qualità della vita di chi la compie e non genera impatti ambientali, comporta un decremento del prodotto interno lordo: sia perché lo yogurt autoprodotto non passa attraverso la mediazione del denaro, quindi fa diminuire la domanda di merci; sia perché non richiede consumi di carburante; quindi fa diminuire la domanda di merci; sia perché non richiede confezioni e imballaggi, quindi fa diminuire la domanda di merci; sia perché fa diminuire i costi di smaltimento dei rifiuti.

Ciò disturba i ministri delle finanze perché riduce il gettito dell’IVA e delle accise sui carburanti; i ministri dell’ambiente perché di conseguenza si riducono gli stanziamenti dei loro bilanci e non possono più sovvenzionare le fonti energetiche alternative nell’ottica dello «sviluppo sostenibile»; i sindaci, i presidenti di regione e di provincia perché non possono più distribuire ai loro elettori i contributi statali per le fonti alternative; le aziende municipalizzate e i consorzi di gestione rifiuti perché diminuiscono gli introiti delle discariche e degli inceneritori; i gestori di reti di teleriscaldamento alimentate da inceneritori, perché devono rimpiazzare la carenza di combustibile derivante da rifiuti (che ritirano a pagamento) con gasolio (che devono comprare).

Ma non è tutto.

Facendo diminuire la domanda di vasetti di plastica e di imballaggi in cartoncino, l’autoproduzione dello yogurt fa diminuire ulteriormente la domanda di petrolio. Sia quello che serve per produrre la plastica (due chili di petrolio per chilo di plastica), sia quello che serve per il carburante necessario a trasportare vasetti e imballaggi dalle fabbriche in cui vengono prodotti alle fabbriche in cui viene prodotto industrialmente lo yogurt. Comporta quindi una ulteriore diminuzione delle emissioni di CO2 e del prodotto interno lordo.

Ciò disturba una seconda volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Ma non è tutto.

I fermenti lattici contenuti nello yogurt fresco autoprodotto arricchiscono la flora batterica intestinale e fanno evacuare meglio. Le persone affette da stitichezza possono iniziare la loro giornata leggeri come libellule. Pertanto la qualità della loro vita migliora e il loro reddito ne ha un ulteriore beneficio, perché non devono più comprare purganti. Ma ciò comporta una diminuzione della domanda di merci e del prodotto interno lordo. Anche i purganti prodotti industrialmente e acquistati attraverso i circuiti commerciali, per arrivare nelle case dei consumatori percorrono migliaia di chilometri. La diminuzione della loro domanda comporta dunque anche una ulteriore diminuzione dei consumi di carburante e un ulteriore decremento del prodotto interno lordo.

Ciò disturba una terza volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Ma non è tutto.

La diminuzione della domanda di yogurt, di vasetti di plastica e di imballaggi in cartoncino, di purganti e della quantità di rifiuti, comporta una riduzione della circolazione degli autotreni che li trasportano e, quindi, una maggiore fluidità del traffico stradale e autostradale. Gli altri autoveicoli possono circolare più velocemente e si riducono gli intasamenti. Di conseguenza migliora la qualità della vita. Ma diminuiscono anche i consumi di carburante e si riduce il prodotto interno lordo.

Ciò disturba una quarta volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Ma non è tutto.

La diminuzione dei camion circolanti su strade e autostrade diminuisce statisticamente i rischi d’incidenti. Questo ulteriore miglioramento della qualità della vita indotto dalla sostituzione dello yogurt prodotto industrialmente con yogurt autoprodotto, comporta una ulteriore diminuzione del prodotto interno lordo, facendo diminuire sia le spese ospedaliere, farmaceutiche e mortuarie, sia le spese per le riparazioni degli autoveicoli incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi in sostituzione di quelli non più riparabili.

Ciò disturba una quinta volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Il Movimento per la Decrescita Felice si propone di promuovere la più ampia sostituzione possibile delle merci prodotte industrialmente ed acquistate nei circuiti commerciali con l’autoproduzione di beni. In questa scelta, che comporta una diminuzione del prodotto interno lordo, individua la possibilità di straordinari miglioramenti della vita individuale e collettiva, delle condizioni ambientali e delle relazioni tra i popoli, gli Stati e le culture.

La sua prospettiva è opposta a quella del cosiddetto «sviluppo sostenibile», che continua a ritenere positivo il meccanismo della crescita economica come fattore di benessere, limitandosi a proporre di correggerlo con l’introduzione di tecnologie meno inquinanti e auspicando una sua estensione, con queste correzioni, ai popoli che non a caso vengono definiti «sottosviluppati».

Nel settore cruciale dell’energia, lo «sviluppo sostenibile», a partire dalla valutazione che le fonti fossili non sono più in grado di sostenere una crescita durevole e una sua estensione a livello planetario, ne propone la sostituzione con fonti alternative. Il Movimento per la Decrescita Felice ritiene invece che questa sostituzione debba avvenire nell’ambito di una riduzione dei consumi energetici, da perseguire sia con l’eliminazione di sprechi, inefficienze e usi impropri, sia con l’eliminazione dei consumi indotti da un’organizzazione economica e produttiva finalizzata alla sostituzione dell’autoproduzione di beni con la produzione e la commercializzazione di merci.

Questa prospettiva comporta che nei paesi industrializzati si riscoprano e si valorizzino stili di vita del passato, irresponsabilmente abbandonati in nome di una malintesa concezione del progresso, mentre invece hanno prospettive di futuro più ampie degli stili di vita moderni che li hanno sostituiti, non solo nei settori tradizionali dei bisogni primari, ma anche in alcuni settori tecnologicamente avanzati e cruciali per il futuro dell’umanità, come quello energetico, dove la maggiore efficienza e il minor impatto ambientale si ottengono con impianti di autoproduzione collegati in rete per scambiare le eccedenze.

Nei paesi lasciati in stato di indigenza dalla rapina delle risorse che sono state necessarie alla crescita economica dei paesi industrializzati, un reale e duraturo miglioramento della qualità della vita non potrà esserci riproducendo il modello dei paesi industrializzati, ma solo con una crescita dei consumi che non comporti una progressiva sostituzione dei beni autoprodotti con merci prodotte industrialmente e acquistate. Una più equa redistribuzione delle risorse a livello mondiale non si potrà avere se la crescita del benessere di questi popoli avverrà sotto la forma crescita del prodotto interno lordo, nemmeno se fosse temperata dai correttivi ecologici dello «sviluppo sostenibile». Che del resto è un lusso perseguibile solo da chi ha già avuto più del necessario da uno sviluppo senza aggettivi.

Per aderire al movimento è sufficiente
- autoprodurre lo yogurt o qualsiasi altro bene primario: la passata di pomodoro, la marmellata, il pane, il succo di frutta, le torte, l’energia termica e l’energia elettrica, oggetti e utensili, le manutenzioni ordinarie;
- fornire i servizi alla persona che in genere vengono delegati a pagamento: assistenza dei figli nei primi anni d’età, degli anziani e dei disabili, dei malati e dei morenti.
L’autoproduzione sistematica di un bene o lo svolgimento di un servizio costituisce il primo grado del primo livello di adesione. I livelli successivi del primo grado sono commisurati al numero dei beni autoprodotti e dei servizi alla persona erogati. L’autoproduzione energetica vale il doppio.
Il secondo grado di adesione è costituito dall’autoproduzione di tutta la filiera di un bene: dal latte allo yogurt; dal grano al pane, dalla frutta alla marmellata, dai pomodori alla passata, dalla gestione del bosco al riscaldamento. Anche nel secondo grado i livelli sono commisurati al numero dei beni autoprodotti e la filiera energetica vale il doppio.

La sede del Movimento per la Decrescita Felice viene stabilita presso….. (preferibilmente un’azienda agricola, o un laboratorio artigianale, o un servizio autogestito, o una cooperativa di autoproduzione, una bottega del commercio equo e solidale, ecc.)

settembre 2004

beatrice
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Messaggio  dade Ven Apr 22, 2011 6:13 pm

Brava,articolo che cade a pennello proprio oggi che è la giornata mondiale della Terra,riduciamo i consumi per l'autotrasporto di prodotti provenienti da lontano,impariamo anche a farceli da soli,ridurre i consumi elettrici,d'acqua e emissioni CO2 è molto importante oggi
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Messaggio  beatrice Ven Apr 22, 2011 7:03 pm

dade ha scritto:Brava,articolo che cade a pennello proprio oggi che è la giornata mondiale della Terra,riduciamo i consumi per l'autotrasporto di prodotti provenienti da lontano,impariamo anche a farceli da soli,ridurre i consumi elettrici,d'acqua e emissioni CO2 è molto importante oggi
se pensi che il trasporto su gomma produce un sacco di inquinamento (e traffico) e costi altissimi (anche in vite umane) e che comunque si evita di usare il trasporto su rotaie perchè si toglierebbe lavoro sia ai trasportatori che a tutti coloro che orbitano intorno a questo mondo...
c'è una città italiana, di cui non ricordo il nome purtroppo (ma se non è perugia è comunque una città del centro italia), che in stazione ha creato un corriere locale per distribuire le merci che arrivano in vagone su tutto il territorio sollevandolo da un'invasione di tir e bilici.

a volte basta poco, per migliorare la situazione. ma dobbiamo scontrarci con interessi molto più grandi di noi.

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Messaggio  giuseppe Ven Apr 22, 2011 9:17 pm

il problema è serio. serissimo. ed assai più complesso di come viene entusiasticamente posto dagli aderenti al Movimento per la Decrescita Felice.
nel solo confezionamento e smercio di prodotti alimentari industriali lavorano, nel mondo, quasi un miliardo di persone.
se a questo quasi miliardo aggiungiamo i quasi due che operano nell'indotto (dalle semine alle raccolte) sempre per le catene industriali arriviamo a circa 2 miliardi e 800 mila persone. che rimarrebbero senza lavoro.
chi si farebbe carico di provvedere al sostentamento di quasi 3 miliardi di individui?
senza contare le necessità economiche degli stati, delle nazioni, delle aree geografiche. un crollo del pil di un punto in percentuale significa crisi. un crollo del pil di 4 punti in percentuale significa bancarotta di una nazione: benzina ad 80 dollari al litro, pane a 100 dollari al chilo, lavoro niente. quindi fame per una intera nazione.
per quanto mi affascini l'entusiasmo degli estremismi non credo che facendosi in casa lo yogurt si possa contribuire a salvare i destini del mondo. io me lo faccio in casa da sempre. ma solo perchè è più buono. dovessi mai pensare che per il fatto che io mi faccio in casa lo yogurt miliardi di persone potrebbero perdere il lavoro correrei subito a comprarmi lo yomo.
scusatemi: ma non riesco a condividere orientamenti così antistorici ed estremi. non ci riesco. è un limite mio.

ps: l'articolo postato da beatrice proviene presumibilmente da qui: http://www.biobank.it/it/ECO-flash.asp?id=53

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Messaggio  beatrice Sab Apr 23, 2011 7:54 am

è una parabola, e come tale va interpretata.

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Messaggio  maxi Sab Apr 23, 2011 8:01 am

Rolling Eyes Rolling Eyes in tutte le cose c è un pro......e un contro Rolling Eyes Rolling Eyes
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Messaggio  giuseppe Sab Apr 23, 2011 9:33 pm

beatrice ha scritto:è una parabola, e come tale va interpretata.
dove sta scritto che si tratta di una "parabola" e quindi che deve essere interpretata?
mi sono appena scaricato l'edizione completa del testo "La decrescita felice" di Maurizio Pallante e non mi pare che l'autore tratti il proprio scritto nei termini di parabola da interpretare....tranne che nel titolo del paragrafo.
ma... dentro...ben poco viene lasciato alla "interpretazione".
anzi: i toni sono estremamente - e perentoriamente - rigorosi e seri.
direi quasi apodìttici.

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Messaggio  beatrice Dom Apr 24, 2011 4:38 am

giuseppe ha scritto:
beatrice ha scritto:è una parabola, e come tale va interpretata.
dove sta scritto che si tratta di una "parabola" e quindi che deve essere interpretata?
mi sono appena scaricato l'edizione completa del testo "La decrescita felice" di Maurizio Pallante e non mi pare che l'autore tratti il proprio scritto nei termini di parabola da interpretare....tranne che nel titolo del paragrafo.
ma... dentro...ben poco viene lasciato alla "interpretazione".
anzi: i toni sono estremamente - e perentoriamente - rigorosi e seri.
direi quasi apodìttici.

"La parabola è un racconto breve il cui scopo è spiegare un concetto difficile con uno più semplice o dare un insegnamento morale."
questo per quanto riguarda nello specifico la storiella dello yogurt, non certo tutto il libro, che non ho avuto il piacere di leggere. essa vuole spiegare il meccanismo che sta dietro agli eccessi consumistici e le conseguenze. è un assurdo pensare di poter convincere tutta l'umanità a prodursi lo yogurt in casa...
comprendo la questione dei posti di lavoro, ma penso anche che se questi sono creati su basi così errate, sarebbe più opportuno cercare soluzioni coerenti alla salute del pianeta, senza voler per forza portare avanti politiche economiche così dannose. il concetto è vastissimo e parte prima di tutto da una nuova visione personale della vita, se cambia questa visione diviene poi molto più facile fare scelte etiche di rinuncia (ma anche questo termine prende in questo caso un'accezione molto particolare).
per quanto riguarda il PIL, considerando che riassume in se perfino gli incidenti automobilistici, non lo considero assolutamente un indicatore affidabile del benessere di una nazione .

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Messaggio  giuseppe Dom Apr 24, 2011 8:09 am

so bene quale è la definizione dizionaristica del termine "parabola".
sicuramente il PIL non è un indicatore di benessere ma se crolla quello crolla una nazione, milioni di persone senza lavoro, senza cibo, senza riscaldamento, senza tutto.

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Messaggio  beatrice Dom Apr 24, 2011 8:28 am

giuseppe ha scritto:so bene quale è la definizione dizionaristica del termine "parabola".
sicuramente il PIL non è un indicatore di benessere ma se crolla quello crolla una nazione, milioni di persone senza lavoro, senza cibo, senza riscaldamento, senza tutto.

lo so che lo sai. e senz'altro meglio di me che sono douta andare a cercarne il significato preciso...

se crolla il PIL crolla tutto perchè tutto è incentrato sul PIL. ma le cose possono cambiare, non credi? come abbiamo generato soluzioni fin'ora, da ora in poi possiamo generare alternative con fondamenta differenti. l'umanità cammina, si evolve, siluppa ed affina i suoi processi analitici e deduttivi... la creatività prosegue nonostante noi. come diceva qualcuno: "rimaniamo umani", e in questa frase c'è un mondo senza confini e senza limiti...

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Messaggio  giuseppe Dom Apr 24, 2011 11:22 am

tu riusciresti a rinunciare in toto alla modernità?
intendo non avere l'automobile, non avere il riscaldamento, non avere la luce elettrica, lavorare la terra con gli attrezzi a mano o a forza animale, abbattere le piante con la scure, concimare a mano, non disporre dei medicinali, veder morire un tuo animale o un tuo caro per una banale infezione, non avere le fognature, fare la fame per un anno a seguito di una grandinata, azzerare i tuoi interessi culturali fino ad una vita da soma...?
tu ci riusciresti?
io no.
lo chiedo perchè il sistema industriale e post industriale non prevede percorsi a ritroso...smantellamenti progressivi o a tappe. o se ne esce completamente (accettando quanto scritto sopra) oppure vi si sta più o meno dentro, godendone i privilegi ed accettandone i limiti.
la macchina ormai è avviata da troppo tempo...

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Messaggio  beatrice Dom Apr 24, 2011 3:27 pm

giuseppe ha scritto:tu riusciresti a rinunciare in toto alla modernità?
intendo non avere l'automobile, non avere il riscaldamento, non avere la luce elettrica, lavorare la terra con gli attrezzi a mano o a forza animale, abbattere le piante con la scure, concimare a mano, non disporre dei medicinali, veder morire un tuo animale o un tuo caro per una banale infezione, non avere le fognature, fare la fame per un anno a seguito di una grandinata, azzerare i tuoi interessi culturali fino ad una vita da soma...?
tu ci riusciresti?
io no.
lo chiedo perchè il sistema industriale e post industriale non prevede percorsi a ritroso...smantellamenti progressivi o a tappe. o se ne esce completamente (accettando quanto scritto sopra) oppure vi si sta più o meno dentro, godendone i privilegi ed accettandone i limiti.
la macchina ormai è avviata da troppo tempo...

pessimista, eh?
no, non credo si possa rinunciare a tutto. ma al superfluo si. io lo sto già facendo. e credimi, non è "tornare indietro", bensì "riscoprire" sapori persi. credo anche che il cambiamento debba partire dall'individuo, dalla richiesta individuale. questa deve gestire l'offerta, e non viceversa, come è accaduto fin'ora. io, soggetto, decido le mie necessità e chiedo di conseguenza. consapevolezza. la chiave è consapevolezza e responsabilità del singolo che decide per se stesso. prendere in mano la propria vita, smettendo di perseguire il folle percorso del consumismo ostinato.
sarò ingenua, ma io ci credo ancora negli Uomini.... mentre ormai credo molto meno nelle istituzioni, di qualsiasi genere siano...

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Messaggio  giuseppe Dom Apr 24, 2011 5:09 pm

io ho sempre creduto nelle risorse e nelle potenzialità dell'uomo.
il pessimismo non c'entra nulla: il mio è semplice senso della storia.
quello che scrivi ora è già cosa diversa da quanto sostenuto ad inizio topic. e su questo possiamo capirci.
ma dire che il PIL è il demonio (non lo hai scritto tu: è una mia semplificazione discorsiva) è cosa ben differente: il PIL è solo un numero. niente di più.
un numero però che indica la capacità produttiva di un popolo costituito in nazione e la sua potenzialità economica.
se crolla quel numero...saluti fischietto

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Messaggio  maxi Dom Apr 24, 2011 6:05 pm

Shocked accetto cio che dice beatrice ok capo! .......ma la fregatura è che siamo in pochi a pensarla cosi Rolling Eyes ............purtroppo il pil come le multinazzionali e la borsa sono realta Cool .......bisogna accettare queste cose.......come accettare il fatto che con l auto si inquina........secondo me in grande non si puo rinunciare a questi meccanismi ""economici""........ma nel nostro piccolo lo si puo limitare Wink
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Messaggio  beatrice Dom Apr 24, 2011 6:14 pm

hai ragione peppone. il tuo è puro senso della storia. e se la tendenza non cambia traiettoria sono problemi. ma si sente nell'aria, da qualche anno ormai, il desiderio umano di cambiare. e questo è quello che mi fa vedere in positivo il futuro. certo, un percorso lungo e non privo di ostacoli economici, politici e culturali ci aspetta, un percorso che ci porterà anche a dover rinunciare a qualche comodità, ma la parola rinuncia in questo caso, può prendere il colore di riscoperta o, meglio ancora, di scelta. personalmente, vedo questo momento epocale come una grande avventura, piena di opportunità nuove per noi uomini.

per quanto riguarda il primo post di questa discussione, non sostengo in pieno pallante, anche perchè non conosco completamente il suo pensiero, ma sostengo totalmente la "buona coscienza" umana. in quella si, ci credo. perchè in fondo siamo animali ed in noi la pulsione alla vita supera sempre (o quasi) quella alla morte.

maxi, le multinazionali, la borsa ed il prodotto interno lordo NON sono realtà, ma costruzioni umane. la realtà è un'altra cosa. cominciamo da questo. cominciamo a cambiare il nostro modo di pensare. proviamo ad analizzare e dedurre in autonomia di pensiero. smettiamo di dare per scontato che è vero ciò che ci dicono sia vero.
sai, ho sempre pensato che in ogni momento chiunque potrebbe imprigionare il mio corpo, ma mai la mia mente. e questo è stato un punto di forza: la libertà di pensiero.
comunque giustamente, come tu dici, già limitare il danno, prendendo coscienza, non è cosa da poco.

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Messaggio  giuseppe Dom Apr 24, 2011 6:38 pm

una casa, un edificio, una automobile...sono costruzioni umane. ma sono anche realtà.

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Messaggio  beatrice Dom Apr 24, 2011 6:49 pm

giuseppe ha scritto:una casa, un edificio, una automobile...sono costruzioni umane. ma sono anche realtà.

parlo di costruzioni teoriche, ovviamente.

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Messaggio  dade Dom Apr 24, 2011 7:00 pm

Io sono convinto che si bisognerebbe tornare un pochino indietro come dice Beatrice,ma anche andare avanti col progresso,in fondo l'intelligenza l'abbiamo,in futuro son certo che troveremo uno stile di vita non più distruttivo ma costruttivo,la popolazione avrà il potere di far ricrescere una nazione però dobbiamo cominciare noi in piccolo per smuovere i grandi a prendere decisioni economiche,ambientali e altro per la salvaguardia del nostro pianeta,l'uomo è capace ne sono certo
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Messaggio  giuseppe Dom Apr 24, 2011 7:04 pm

anche io ne sono certo. ma non ritengo che la strada da seguire sia quella di un ritorno al medioevo fischietto

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Messaggio  dade Dom Apr 24, 2011 7:15 pm

giuseppe ha scritto:anche io ne sono certo. ma non ritengo che la strada da seguire sia quella di un ritorno al medioevo fischietto

Nessuno dice di ritornare al medioevo,quel che vohgliamo dire è che siamo andati troppo veloci e tutto è diventato superfluo,ecco il perchè quel tornare indietro non significa rinunciare tutto quello che abbiamo,sarebbe impossibile o se fosse possibile sarebbe individualmente oggi,uno che decide di isolarsi dal mondo potrebbe farlo ma non tutta la società di oggi,certo se provassimo a sfruttare di più i prodotti nostri ci sarebbe un minor consumo di benzina per i trasposrti ma anche un aumento di lavoro per i nostri produttori,dobbiamo riuscire a portare un livello benevolo a scala mondiale,senza più abissi che ci separano noi da paesi industriali e paesi poveri,se succedesse questo potremmo dire di vivere in un mondo migliore,oggi c'è una gran foga di portare le nostre industri nei paesi emergenti,facendo crollare la produzione interna,perdite di posto di lavoro per poi sfruttare i lavoratori dfi quei paesi pagandoli con una ciottola di riso o pochi dollari,questo non va bene,il ritorno per me è tornare a guardare la nostra casa (prodotti nazionali)e perchè no anche prodotti casalinghi
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Messaggio  giuseppe Dom Apr 24, 2011 7:25 pm

verissimo dade. ma a questo punto il discorso si espande: si produce nel secondo/terzo/quarto mondo solo perchè la manodopera costa meno...qui si lasciano migliaia di famiglie dall'oggi al domani senza un reddito...condivido in pieno quanto dici ma non penso che la soluzione a questo problema si possa trovare non dico nello yogurt fatto in casa ma nemmeno nell'orticello domestico...qui entrano in gioco regole di macro e microeconomia che abbracciano una scala planetaria.

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Messaggio  dade Dom Apr 24, 2011 7:31 pm

giuseppe ha scritto:verissimo dade. ma a questo punto il discorso si espande: si produce nel secondo/terzo/quarto mondo solo perchè la manodopera costa meno...qui si lasciano migliaia di famiglie dall'oggi al domani senza un reddito...condivido in pieno quanto dici ma non penso che la soluzione a questo problema si possa trovare non dico nello yogurt fatto in casa ma nemmeno nell'orticello domestico...qui entrano in gioco regole di macro e microeconomia che abbracciano una scala planetaria.

Certo che questo argomento è destinato ad espandersi è naturale,sono convinto che il termine globalizzazione sia stato preso alla leggera e stiamo sbagliando a metterlo in pratica
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Messaggio  maxi Dom Apr 24, 2011 7:36 pm

fischietto la globalizzazione è stata voluta da chi comanda per sfruttare i poveri del terzo mondo........e per incrementare le vendite dei loro prodotti in altri stati Twisted Evil Twisted Evil ......... Suspect Suspect
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Messaggio  beatrice Dom Apr 24, 2011 7:37 pm

niente medioevo infatti, ma trasformazione. non uso la parola progresso perchè questa è ormai completamente distorta nel suo significato più alto e vero: il mutamento nel tempo di un sistema. quando si parla di progresso oggi s'intende spesso quello tecnologico, ma progredire vuol dire andare avanti, quindi si presume un percorso di crescita, maturazione, miglioramento. a parer mio, per esempio, nell'ottica del progresso dell'umanità dovrebbe rientrare anche il non nutrirsi di carne, perchè non è più necessario che questo accada. quindi progredire significa anche e soprattutto "trasformarsi" secondo un movimento naturale ed evolutivo.

un esempio del significato che diamo invece alla parola progresso oggi:

I nostri lettori in questo momento hanno esattamente tre idee nei loro crani superbi. La prima dice che la specie umana è superiore a tutte le altre. La seconda che il XX secolo è superiore a tutti gli altri secoli. E la terza che gli uomini adulti del XX secolo sono superiori ai loro bambini. L'insieme di queste illusioni porta l'etichetta di progresso. (Terence Hanbury White)

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Messaggio  dade Dom Apr 24, 2011 7:43 pm

Vero Beatrice,oggi progresso è legato a tecnologia,ma in realtà comi dici tu il progresso è anche altra cosa,sul mangiare si o no la carne porta ad un altro problema però,gli allevatori cosa se ne devono fare allora di stalle con centinaia di bovini,maiali o altro,cesserebbe lo scopo di avere allevamenti grossi e si tornerebbe al contadino con al massimo la sua decina di mucche,capre,pecore ecc.ecc.questo non credo sia fattibile,almeno per come la penso io magari mi sbaglio
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