TRA CIELO E TERRA forum
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tra cielo e terra...
Al centro del nostro essere c’è un’oasi di pace, perfettamente connessa con tutto il creato e ricca di armonia. Un’oasi troppo spesso dimenticata, violata dal vivere moderno e mal nutrita dall’indifferenza. Eppure essa è il punto perfetto dove Cielo e Terra s’incontrano. Questo forum vuol dare spazio alla sua voce, rivalutando la semplicità del vivere in sintonia con la Natura e ammantandola del suo significato più vero e profondo. Un atto di umiltà e di riscoperta, un ritorno responsabile e consapevole al ruolo originario dell’uomo quale amorevole guardiano e custode di tutto ciò che lo circonda. Il Cielo motiva la Terra, la Terra sostiene il Cielo e tutti e due provvedono agli Esseri Viventi.
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la nostra cultura: i falsi miti e le erronee convinzioni

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Messaggio  araba fenice Sab Feb 19, 2011 10:52 am

poggioallorso ha scritto:
araba fenice ha scritto:Forse vado fuori rotta o forse no.....ma mi sembra di dedurre che l'uomo in questa società stia cercando di dare un senso alla sua vita, in quando magari privo di un suo credo o di una fede e così brancola nel buio piu' totale è senza una meta,senza la bussola ...non ha capito da dove viene e dove andrà,qual'è il suo posto e il suo ruolo..... dovrebbe non dare il senso alla sua vita ma Capire il vero senso della vita.

sai araba, un discurso complesso come questo non credo abbia mai un "fuori rotta". in fondo parliamo del tutto, quindi ovunque è la rotta giusta.
alla luce di quello che ci sta magicamente svelando peppone (e gliene sono veramente grata, perchè apprezzo tanto i contributi costruttivi, lontani dal qualunquismo superficiale e spiccio), mi viene da pensare che la cosa giusta (per me) non è cercare un credo, un dio, un senso, perchè quello l'ho cercato tanto a lungo e tanto tempo fa, ma abbandonarmi con Fiducia al movimento della vita. vivere. punto. come fanno i miei cavalli, i miei cani, le mia caprette. quando vuoi stare a galla in alto mare, fai il morto, ovvero ti lasci andare. senza domande, senza cercare niente. perchè è la vita che ti viene incontro e di racconta tutto di se stessa e di te.

una brevissima frase zen:
"prima dell'illuminazione, spacca la legna e porta l'acqua. dopo l'illuminazione, spacca la legna eporta l'acqua."

Sono d'accordo con te e condivido il tuo pensiero.....tu non cerchi di dare un senso alla vita perchè hai capito il Vero senso della Vita.....ma il mio era un discorso generalizzato....

Molto profonda quella frase...grazie!
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Messaggio  beatrice Sab Feb 19, 2011 10:55 am

Peppone scrive:
"centrato! ecco che già sei fuori dalla dualità lineare che due pagine indietro pensavi fosse insuperabile?"

si, come metodo d'analisi sulla meccanica universale questo scolla dal dualismo. ma rimane, nella mia testa, il bisogno di un termine di paragone per formulare un giudizio. perfino tutto quello che è stato detto fin qui, per essere compreso è stato confrontato con qualcos'altro, come vecchie convinzioni o condizionamenti ... o sbaglio?

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Messaggio  beatrice Sab Feb 19, 2011 11:00 am

araba scrive: "Sono d'accordo con te e condivido il tuo pensiero.....tu non cerchi di dare un senso alla vita perchè hai capito il Vero senso della Vita.....ma il mio era un discorso generalizzato....
Molto profonda quella frase...grazie!"


infatti araba, quello che ho proposto è il mio personale modo di vivere, messo semplicemente a fianco al tuo parere per arricchirlo.


e se la vita un senso non lo avesse?... o se avesse esclusivamente il senso che noi stessi le diamo?e allora, a che arrovellarsi il cervello a rischio di costruire miti o dei che si potrebbero rivelare deludenti.... viviamo, in gioia, dolore, amore, paura, coraggio e con tutto quello che ci è permesso vivere... col cuore puro, pronto ad accogliere tutto come un dono fatto al nostro sentire... pensa se non esistessimo, quante cose ci perderemmo....
amo pensare alla vita come ad un grande palcoscenico sul quale ognuno di noi pò interpretare il ruolo che vuole, basta scegliere. c'è di tutto nella commedia. questa visione mi ha permesso spesso di poter prendere le distanze da situazioni o persone che consideravo incidenti nella mia vita, di vederle sotto una luce sdrammatizzata e di sorridere anche davanti ad eventi gravosi o da me presunti tali..

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Messaggio  araba fenice Sab Feb 19, 2011 1:33 pm

poggioallorso ha scritto:

e se la vita un senso non lo avesse?... o se avesse esclusivamente il senso che noi stessi le diamo?e allora, a che arrovellarsi il cervello a rischio di costruire miti o dei che si potrebbero rivelare deludenti.... viviamo, in gioia, dolore, amore, paura, coraggio e con tutto quello che ci è permesso vivere... col cuore puro, pronto ad accogliere tutto come un dono fatto al nostro sentire... pensa se non esistessimo, quante cose ci perderemmo....

...certo potrebbe anche essere....quante volte sentiamo parlare del Mistero della Vita e della Morte??
In fin dei conti viviamo tutti una vita in libero arbitrio....ognuno di noi ha la propria verità,ognuno cerca o dà il senso alla propria vita in base al proprio vivere.

Personalmente, se penso che qualcuno ha scoperto il segreto del mare, meditando in una goccia d'acqua......io ho imparato che il senso della Vita è racchiusa nelle piccole cose....nei gesti quotidiani....nel non sprecare il nostro Tempo.....nell'essere sempre e comunque presente nella vita delle persone che ho accanto....
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Messaggio  giuseppe Sab Feb 19, 2011 3:37 pm

con l'intervento di beatrice siamo dunque arrivati all'ultimo stimolo che intendevo proporre: quello inerente appunto la discrasia tra giudizio e comprensione.
il giudizio è dualistico e lineare.
la comprensione è sistemica e complessa. il paragone è uno strumento osservativo: la lente montata su questo potentissimo microscopio.
già affrontato da Kant ne "la critica del giudizio" potremmo dire che l'epistemologia della complessità dei sistemi nega il giudizio kantiano "determinante" (postulato cioè a priori) e sviluppa su quattro dimensioni il giudizio kantiano "riflettente" (che già rompeva con la logica della causa e dell'effetto).

un sistema non giudica ma assorbe e contamina.

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Messaggio  beatrice Sab Feb 19, 2011 8:56 pm

quindi una modalità di comprensione completamente differente da quella razionale, ragionata... più un acquisizione (da contaminatio appunto) interiore.

le cose che ho imparato e mai più scordato, hanno sempre seguito questa via. un'immagine fugace, un evento breve come un lampo che sono rimasti segnati nella mia coscienza, per sempre. molte volte invece ho ragionato ed anche, a livello mentale, compreso, per poi però nel tempo perdere per la strada perfino il ricordo di ciò che era stato.

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Messaggio  giuseppe Sab Feb 19, 2011 10:35 pm

araba fenice ha scritto:
poggioallorso ha scritto:

e se la vita un senso non lo avesse?... o se avesse esclusivamente il senso che noi stessi le diamo?e allora, a che arrovellarsi il cervello a rischio di costruire miti o dei che si potrebbero rivelare deludenti.... viviamo, in gioia, dolore, amore, paura, coraggio e con tutto quello che ci è permesso vivere... col cuore puro, pronto ad accogliere tutto come un dono fatto al nostro sentire... pensa se non esistessimo, quante cose ci perderemmo....

...certo potrebbe anche essere....quante volte sentiamo parlare del Mistero della Vita e della Morte??
In fin dei conti viviamo tutti una vita in libero arbitrio....ognuno di noi ha la propria verità,ognuno cerca o dà il senso alla propria vita in base al proprio vivere.

Personalmente, se penso che qualcuno ha scoperto il segreto del mare, meditando in una goccia d'acqua......io ho imparato che il senso della Vita è racchiusa nelle piccole cose....nei gesti quotidiani....nel non sprecare il nostro Tempo.....nell'essere sempre e comunque presente nella vita delle persone che ho accanto....

questo discorso può essere affrontato solo combinando gli strumenti della complessità dei sistemi con quelli della metafisica e della metacomunicazione con sotteso un costrutto teologico multidisciplinare.
se volete proviamo...ma non garantisco risultati soddsfacenti.

poggioallorso ha scritto:quindi una modalità di comprensione completamente differente da quella razionale, ragionata... più un acquisizione (da contaminatio appunto) interiore.

le cose che ho imparato e mai più scordato, hanno sempre seguito questa via. un'immagine fugace, un evento breve come un lampo che sono rimasti segnati nella mia coscienza, per sempre. molte volte invece ho ragionato ed anche, a livello mentale, compreso, per poi però nel tempo perdere per la strada perfino il ricordo di ciò che era stato.
il ragionamento lineare, cartesiano, non lascia tracce profonde.
il ragionamento complesso invece sì.
perchè è permeabile.
ora proviamo ad analizzare ciò che ci sta intorno sotto la lente della complessità dei sistemi...scopriremo un nuovo modo di apprendere e di comprendere.

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Messaggio  beatrice Dom Feb 20, 2011 5:36 am

"...complessità dei sistemi con quelli della metafisica e della metacomunicazione con sotteso un costrutto teologico multidisciplinare."
per questa frase di peppone aspetto il traduttore... Rolling Eyes

vedere le cose nell''ottica sistemica le cambia notevolmente. ad esempio, la responsabilità di ogni nostra azione è grandissima, ma nello stesso tempo il riverbero che essa produce nella dimensione spazio-tempolare diventa praticamente incontrollabile.
le nostre decisioni nascono da sollecitazioni che neanche immaginiamo e così complesse e numerose che risulta difficile alla fine poterne analizzare le vere motivazioni, a meno che non si risemplifichi il tutto al semplice dualismo:io e tutto il resto.
tutto acquista nuovo valore e bellezza, ogni piccolo evento accaduto chissà dove diviene parte di noi, quindi si amplifica la percezione della dimensione in cui siamo immersi.
il pensare di partecipare in questi termini alla vita nell'universo da già di per se una motivazione profonda al vivere stesso, non serve più andar a cercare perchè siamo qui:siamo qui come potrebbe esserci il mio braccio destro per me stessa, ovvero perchè facenti parte di un sistema come elementi utili ed attivi ed essendo sistema noi stessi...

adesso però, mi chiedo perchè esiste il sistema "matrioska".....
bea

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Messaggio  beatrice Dom Feb 20, 2011 5:50 am

peppone, mi potresti spiegare meglio il perchè di queste asserzioni?


-la somma algebrica dei sistemi costituenti un sistema non identifica il sistema nel suo insieme.
- ergo: un sistema è sempre qualcosa di diverso dalla somma dei sistemi che lo compongono.

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Messaggio  giuseppe Dom Feb 20, 2011 12:18 pm

poggioallorso ha scritto:peppone, mi potresti spiegare meglio il perchè di queste asserzioni?


-la somma algebrica dei sistemi costituenti un sistema non identifica il sistema nel suo insieme.
- ergo: un sistema è sempre qualcosa di diverso dalla somma dei sistemi che lo compongono.

provo con un esempio semplice: se prendi acqua, sale, farina e lievito ottieni il pane. ma il pane non è acqua + sale + farina + lievito...è pane. e il pane è diverso a seconda di quale acqua, quale sale, quale farina, quale lievito, in quale quantità, per quanto tempo di lievitazione, di riposo, in che condizioni di umidità e calore dell'ambiente.

un altro esempio: 3 persone costituiscono un gruppo. un gruppo si comporta e si identifica in modo differente da come si comportano ed identificano i suoi singoli componenti da soli.


Ultima modifica di giuseppe il Dom Feb 20, 2011 11:19 pm - modificato 1 volta.

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Messaggio  beatrice Dom Feb 20, 2011 8:17 pm

Mi sa che a peppone questo è passato inosservato...


poggioallorso ha scritto:"...complessità dei sistemi con quelli della metafisica e della metacomunicazione con sotteso un costrutto teologico multidisciplinare."
per questa frase di peppone aspetto il traduttore... Rolling Eyes

vedere le cose nell''ottica sistemica le cambia notevolmente. ad esempio, la responsabilità di ogni nostra azione è grandissima, ma nello stesso tempo il riverbero che essa produce nella dimensione spazio-tempolare diventa praticamente incontrollabile.
le nostre decisioni nascono da sollecitazioni che neanche immaginiamo e così complesse e numerose che risulta difficile alla fine poterne analizzare le vere motivazioni, a meno che non si risemplifichi il tutto al semplice dualismo:io e tutto il resto.
tutto acquista nuovo valore e bellezza, ogni piccolo evento accaduto chissà dove diviene parte di noi, quindi si amplifica la percezione della dimensione in cui siamo immersi.
il pensare di partecipare in questi termini alla vita nell'universo da già di per se una motivazione profonda al vivere stesso, non serve più andar a cercare perchè siamo qui:siamo qui come potrebbe esserci il mio braccio destro per me stessa, ovvero perchè facenti parte di un sistema come elementi utili ed attivi ed essendo sistema noi stessi...

adesso però, mi chiedo perchè esiste il sistema "matrioska".....
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Messaggio  giuseppe Dom Feb 20, 2011 8:29 pm

si in effetti non lo avevo visto.
la metafisica è una scienza a scavalco fra la fisica e le filosofie.
la metacomunicazione è uno strumento della cibernetica e consiste nel comunicare, dinanzi ad un problema, ponendo l'argomento oltre il problema. è uno strumento indispensabile per sedare liti o bypassare giochi senza fine (ossia quei dedali comunicativi che rischiano di protrarsi nel tempo senza portare frutto).
un costrutto teologico multidisciplinare potremmo tradurlo con: conoscere un pò di teologia (scienza filosofica delle religioni) e dei relativi agganci ad altre discipline del sapere.

ps: già presso alcuni evangelisti c'era stata l'intuizione di una visione complessa dei sistemi...e la vescica piscis dettata dalla patristica medioevale ne è un esempio: una porta di intracomunicazione tra sistemi differenti.


Ultima modifica di giuseppe il Dom Feb 20, 2011 8:55 pm - modificato 2 volte.

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Messaggio  beatrice Dom Feb 20, 2011 8:34 pm

peppone scrive:
"la metacomunicazione è uno strumento della cibernetica e consiste nel comunicare, dinanzi ad un problema, ponendo l'argomento oltre il problema. è uno strumento indispensabile per sedare liti o anestetizzare giochi senza fine (ossia quei dedali comunicativi che rischiano di protrarsi nel tempo senza portare frutto)."
per favore, mi puoi fare un esempio pratico di questo passaggio?
grazie Smile

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Messaggio  giuseppe Dom Feb 20, 2011 8:44 pm

poggioallorso ha scritto:peppone scrive:
"la metacomunicazione è uno strumento della cibernetica e consiste nel comunicare, dinanzi ad un problema, ponendo l'argomento oltre il problema. è uno strumento indispensabile per sedare liti o anestetizzare giochi senza fine (ossia quei dedali comunicativi che rischiano di protrarsi nel tempo senza portare frutto)."
per favore, mi puoi fare un esempio pratico di questo passaggio?
grazie Smile
un esempio terra terra di gioco senza fine risolto dalla metacomunicazione?
allora...due bambini discutono: "il mio papà è più forte del tuo", "no il papà più forte è il mio"...e così via...
gioco - chiaramente - senza fine.
una valida via di uscita metacomunicativa potrebbe essere ad esempio:
"confronto a voi bambini i vostri papà sono entrambi fortissimi perchè sono degli adulti e voi no...proviamo a fare una gara di corsa fra voi due bambini e vediamo chi è il più veloce?".
ecco, si è usciti dal labirinto e si sono proposti altri termini di confronto, questa volta sperimentabili e che non rischieranno di ricadere nel gioco senza fine.
la metacomunicazione è lo strumento dialettico preferito dalle persone non supponenti bensì miti e costruttive nel dialogo.
usatissimo in psicopedagogia della famiglia per disinnescare gli inceppi dei "doppi messaggi" o "messaggi ambivalenti" che spesso dominano la comunicazione genitori-figli.
ps: in cibernetica con il termine "gioco" non si intende l'atto del giocare ma un particolare schema comunicativo, assai spesso sterile o inerte o comunque ripetitivo. idem in varie discipline psicologiche (correlate inevitabilmente alla cibernetica).

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Messaggio  beatrice Lun Feb 21, 2011 5:40 am

per tirare le fila e tornare sul pensiero di edgar morin: wikipeda sintetizza così la sua Riforma del pensiero:

Morin sostiene che "la cultura, ormai, non solo è frammentata in parti staccate, ma anche spezzata in due blocchi": da una parte la cultura umanistica "che affronta la riflessione sui fondamentali problemi umani, stimola la riflessione sul sapere e favorisce l'integrazione personale delle conoscenze", dall'altra, la cultura scientifica che "separa i campi della conoscenza, suscita straordinarie scoperte, geniali teorie, ma non una riflessione sul destino umano e sul divenire della scienza stessa". A ciò va aggiunta la sfida sociologica: "l'informazione è una materia prima che la conoscenza deve padroneggiare e integrare", una conoscenza "costantemente rivisitata e riveduta dal pensiero", il quale a sua volta "è oggi più che mai il capitale più prezioso per l'individuo e la società". L'indebolimento di una percezione globale conduce all'indebolimento del senso della responsabilità, poiché ciascuno tende a essere responsabile solo del proprio compito specializzato, così come all'indebolimento della solidarietà, poiché ciascuno percepisce solo il legame con la propria città: "la conoscenza tecnica è riservata agli esperti" e "mentre l'esperto perde la capacità di concepire il globale e il fondamentale, il cittadino perde il diritto alla conoscenza".

Secondo Morin è necessario raccogliere queste sfide attraverso la riforma dell'insegnamento e la riforma del pensiero: "è la riforma di pensiero che consentirebbe il pieno impiego dell'intelligenza per rispondere a queste sfide e che permetterebbe il legame delle due culture disgiunte. Si tratta di una riforma non programmatica ma paradigmatica, poiché concerne la nostra attitudine a organizzare la conoscenza".

tratto da: ascuoladibugieblogosgere.it


di seguito, una recente intervista di Edgar Morin: elogio della metamorfosi.

Tutto deve ricominciare e tutto è già ricominciato. C'è nel mondo un grande fermento creativo
Quando un sistema è incapace di risolvere i suoi problemi vitali, si degrada, si disintegra, oppure riesce a suscitare un metasistema capace di risolverli: si trasforma. Il sistema Terra è incapace di organizzarsi per risolvere i suoi problemi vitali: rischi nucleari, degrado della biosfera, economia mondiale senza regole, ritorno delle carestie, conflitti etno-politico-religiosi che tendono a trasformarsi in scontri di civiltà.

L’amplificazione e l’accelerazione di tutti questi processi possono essere considerate come lo scatenarsi di un formidabile feedback negativo, attraverso il quale un sistema si disintegra irrimediabilmente. Il probabile è dunque la disintegrazione. L’improbabile, ma possibile, la metamorfosi. Che cos’è una metamorfosi? Ne vediamo infiniti esempi nel regno animale. Il bruco che si imbozzola in una crisalide comincia un processo che è di distruzione ma anche di autoricostruzione, secondo un’organizzazione e una forma - la farfalla - che è altro dal bruco pur restando bruco. La nascita della vita può essere concepita come la metamorfosi di un’organizzazione fisico-chimica che, arrivata al punto di saturazione, ha creato la meta-organizzazione vivente che, con gli stessi elementi fisico-chimici, ha prodotto qualità nuove.

La formazione delle società storiche nel Medio Oriente, in India, Cina, Messico, Perù, costituisce una metamorfosi che, a partire da un aggregato di società arcaiche di cacciatori-raccoglitori, ha prodotto le città, lo Stato, le classi sociali, la specializzazione del lavoro, le grandi religioni, l’architettura, le arti, la letteratura, la filosofia. Ma anche quanto c’è di peggio: la guerra, la schiavitù. Con il XXI secolo si pone il problema della trasformazione delle società storiche in una società-mondo di tipo nuovo, che ingloberebbe gli Stati-nazione senza sopprimerli. Perché la prosecuzione della storia, vale a dire delle guerre, da parte di Stati che dispongono delle armi di annientamento, porta alla quasi-distruzione dell’umanità. Mentre per Fukuyama le capacità creatrici dell’evoluzione umana si sono esaurite con la democrazia rappresentativa e l’economia liberale, dobbiamo pensare che, al contrario, è la storia a essersi esaurita, non le capacità creatrici dell’umanità.

L’idea di trasformazione, più ricca dell’idea di rivoluzione, ne conserva il carattere radicale, ma la lega alla conservazione (della vita, dell’eredità delle culture). Oggi tutto dev’essere ripensato. Tutto deve ricominciare. E in effetti tutto è ricominciato, senza che lo si sappia. Siamo allo stadio degli inizi: modesti, invisibili, marginali, dispersi. Perché esiste già, su tutti i continenti, un fermento creativo, una moltitudine di iniziative locali che vanno nella direzione della rigenerazione economica o sociale o politica o cognitiva o educativa o etica o di stili di vita.

Queste iniziative non si conoscono tra di loro, nessuna amministrazione le nomina, nessun partito ne parla. Ma esse sono il vivaio del futuro. Si tratta di riconoscere queste vie multiple che potranno formare la Via nuova. Dobbiamo solo liberarci del pensiero egemonico. Mondializzare e de-mondializzare, crescere e decrescere, sviluppare e avviluppare.

«Crescere/decrescere», ad esempio, significa che occorre far crescere i servizi, le energie verdi, i trasporti pubblici, l’economia solidale, l’agricoltura biologica ma far decrescere l’intossicazione consumista, i cibi industriali, la produzione di oggetti usa-e-getta, il traffico automobilistico. «Sviluppare-avviluppare» significa che l’obiettivo non è più lo sviluppo dei beni materiali, dell’efficienza, della redditività, ma anche il grande ritorno alla vita interiore, al primato della comprensione, dell’amore e dell’amicizia.

Non basta più denunciare. Ora dobbiamo enunciare. Non basta ricordare l’emergenza. Occorre cominciare a definire le vie che portano alla Via. È qui che cerchiamo di dare il nostro contributo. Quali sono le ragioni per sperare? Ne formuliamo cinque.

1. L’apparire dell’improbabile. Come la resistenza vittoriosa della piccola Atene alla formidabile potenza dei Persiani, cinque secoli prima della nostra era, fu altamente improbabile e permise la nascita della democrazia e della filosofia, altrettanto inatteso fu lo stop dell’offensiva tedesca alle porte di Mosca nell’autunno 1941 e improbabile la controffensiva del generale Žukov, cominciata il 5 dicembre e seguita tre giorni dopo dall’attacco di Pearl Harbor, che fece entrare gli Stati Uniti nella guerra mondiale.

2. Le virtù generatrici/creatrici dell’umanità. Come nel corpo umano adulto esistono cellule con le caratteristiche polivalenti delle cellule embrionali (le staminali), però inattivate, così in ogni essere umano, in ogni società umana, esistono virtù rigeneratrici, generatrici e creatrici, allo stato dormiente o inibito.

3. Le virtù della crisi. Come le forze regressive o disintegratrici, le forze generatrici e creatrici si svegliano nella crisi planetaria dell’umanità.

4. Le virtù del pericolo. «Là dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva». L’opportunità suprema è inseparabile dal rischio supremo.

5. L’aspirazione millenaria dell’umanità all’armonia (paradiso, utopie, ideologie, rivolta giovanile degli anni 60). Questa aspirazione rinasce nel brulichio delle iniziative multiple e sparse, che potranno nutrire le vie riformatrici, destinate a ricongiungersi nella nuova via.

La speranza era morta. Le vecchie generazioni, disincantate. Le giovani, disperate per non avere una causa per cui combattere, come fu per noi la Resistenza durante la seconda guerra mondiale. Ma la nostra causa portava in sé il suo contrario. Come Vasilij Grossman disse di Stalingrado, la più grande vittoria dell’umanità era al tempo stesso la sua più grande sconfitta, perché il totalitarismo staliniano usciva vincitore. La vittoria delle democrazie ristabiliva contemporaneamente il loro colonialismo. Oggi la causa per cui battersi è assolutamente chiara: salvare l’umanità. La speranza vera sa di non essere certezza. È la speranza non del migliore dei mondi, ma in un mondo migliore. L’origine sta davanti a noi, diceva Heidegger. La metamorfosi sarebbe effettivamente una nuova origine.

© Le Monde

tratto da www.lastampa.it


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Messaggio  beatrice Lun Feb 21, 2011 7:06 am

sono certa che nel decadimento che ci circonda, forze ottimiste e creatrici stiano già lavorando. ci sono messaggi chiarissimi che confemano questo, uno per tutti: quante dittature sono state minate dalla rivolta dei popoli, solo negli ultimi mesi?

e poi noi, qui, dentro a queste pagine....

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la nostra cultura: i falsi miti e le erronee convinzioni - Pagina 3 Empty per approfondire:vescica piscis

Messaggio  beatrice Lun Feb 21, 2011 7:40 am

giuseppe ha scritto:si in effetti non lo avevo visto.
la metafisica è una scienza a scavalco fra la fisica e le filosofie.
la metacomunicazione è uno strumento della cibernetica e consiste nel comunicare, dinanzi ad un problema, ponendo l'argomento oltre il problema. è uno strumento indispensabile per sedare liti o bypassare giochi senza fine (ossia quei dedali comunicativi che rischiano di protrarsi nel tempo senza portare frutto).
un costrutto teologico multidisciplinare potremmo tradurlo con: conoscere un pò di teologia (scienza filosofica delle religioni) e dei relativi agganci ad altre discipline del sapere.

ps: già presso alcuni evangelisti c'era stata l'intuizione di una visione complessa dei sistemi...e la vescica piscis dettata dalla patristica medioevale ne è un esempio: una porta di intracomunicazione tra sistemi differenti.

VESICA PISCIS
La Vesica Piscis (o Vescica Piscis) è un simbolo stupedamente semplice e complesso al tempo stesso. Si tratta nella sua forma base di due archi uniti ai due estremi della parte concava, a formare la classica foggia della mandorla. Questo simbolo si rinviene in moltissimi contesti: su megaliti e grotte preistoriche, in Egitto, in Cina, in India; per gli Ebrei era il simbolo della Creazione da parte di Yahwè dell'Universo, per i Cristiani era il simbolo del pesce, l'Ichthys, acronimo di Iesus Christos Theus Soter, cioè Gesù Cristo figlio di Dio.
Sicuramente però non si tratta di un simbolo cristiano o ebraico, ma ha una radice indoeuropea antichissima e legata alla Dea Madre. Anzi per l'esattezza si tratta della vulva della Madre Terra: la mandorla infatti è un chiarissimo richiamo al Femminino Sacro e alle proporzioni della Geometria Sacra di unione degli opposti, similarmente al concetto di Yin e Yang. Le polarità inttersecantisi generano il Dio, il divino figlio della Madre Terra, ossia l'Uomo, visto nel passato più remoto come un essere superiore in grado di sviluppare dentro di sé l'illuminazione spirituale. La Vesica Piscis si nota chiaramente nei pressi dell'Antro della Sibilla di Cuma e qui è palese il collegamento con la Luna e la fertilità. Ventotto tacche nelle pareti tufacee ricordano il calendario mensile lunare, associato al ciclo femminile e alle mestruazioni, emlema a loro volta della fertilità. La Dea Lunare diviene quindi colei che genera la vita sulla Terra, nel pieno rispetto del concetto della Triplice Dea. Questo concetto stupendo legato a cicli astronomici su grande scala hanno conferma in un altro luogo sacro, Glastonbury, in Cornovaglia: un luogo sacro legato alla religione celtica e ai miti del Graal e di Re Artù.
Qui il simbolo della Vesica Piscis si confonde in quello della Triplice Dea, a conferma della sincronia dei due archetipi. Come l'esoterista indiano Drunvalo Melkisedek scrive nel suo libro "The Ancient Secret of The Flower of Life", nella proporzione della Vesica Piscis sarebbe nascosta la frequenza dello spettro elettromagnetico della luce. Sarebbe questa la Luce del primo verso della Bibbia, la Luce di cui la Dea Madre suprema, Iside, si fa portatrice nelle raffigurazioni tarde: il Faro di Alessandria, una delle sette meraviglie del mondo antico, rappresentava la luce della conoscenza, della consapevolezza di cui la Dea è la regina. Anche nelle raffigurazioni successive, come la statua della Legge Nuova sul Duomo di Milano o le varie Statue della Libertà di Parigi e New York, la Dea porta luce e conoscenza, intesa come consapevolezza del potere della vita, chiaramente opposta al Male e alla sterilità. Un concetto questo condiviso anche dai Pitagorici.

la nostra cultura: i falsi miti e le erronee convinzioni - Pagina 3 Vesica10

tratto da: www.satorws.com

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Messaggio  beatrice Lun Feb 21, 2011 7:54 am

p.s. vedere anche sopra, ho inviato una serie di post precedenti.

adesso metto un mio personale contributo partendo da una storia minima:

Tre uomini spaccano pietre in un luogo dove sorgerà una cattedrale. Passa un viandante e chiede al primo: "Cosa fai tu ?" "Non lo vedi ? - risponde. - Spacco le pietre". Il viandante chiede al secondo: "E tu ?" Risposta: "Mi procuro di che vivere per me e per la mia famiglia". Infine il terzo. "E tu, cosa fai ?" chiede il viandante. "Io - è la risposta - sto costruendo una cattedrale".

Qui cogliamo tre dei tanti livelli di percezione della propria realtà interiore, dal più basso, relativo ad un ambito circoscritto all'individuo, direi addirittura alla sua fisicità, all'intermedio, dove il discorso individuale spazia ad allargarsi oltre l'individuo fino agli affetti più vicini, all'ultimo livello, quello dell'uomo che ha colto il fine della propria opera, che sta spaccando le pietre, che lavora per sé e per la sua famiglia, ma che conserva netto, davanti agli occhi dello spirito, l'obiettivo altissimo e remoto per cui opera. E', in altre parole, un viaggio dal "personale" all'"impersonale".
la maggior parte di noi continua ad alimentare l'illusione della separatività mentre la vita è partecipazione. Quanto più partecipiamo - individualmente e collettivamente - al mondo degli altri, tanto più espandiamo, sui cosiddetti piani sottili, le nostre opportunità per un durevole risveglio, relativo alla nostra vita e a tutto ciò che essa comporta nel suo mistero.
bea

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Messaggio  giuseppe Lun Feb 21, 2011 10:59 am

inevitabile a questo punto cercare altri punti di riferimento critico per arricchire il quadro di analisi che stiamo componendo.
per un approccio alla realtà del singolo nei grandi agglomerati urbani indispensabile è il contributo di Georg Simmel (interessante leggerne gli estratti in un approfondito studio di Francesco Mora "Georg Simmel: la filosofia della storia tra teoria della forma e filosofia della vita").
per dare una profondità cronologica alle teorie di Morin consiglio di riferirsi a Martin Buber ("Io e Tu") dove la vita come sistema di relazioni e di intersoggettività anticipa alcuni presupposti moriniani.

sulla vescica piscis aggiungo che per la patristica e la scolastica medioevale essa era il diaframma comunicativo fra terreno e divino, fra mortale ed immortale, fra demoniacità e santità: il punto si sovrapposizione dialettico fra due sistemi.

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Messaggio  beatrice Ven Feb 25, 2011 5:13 am

per capire meglio Martin Buber

(tratto da wikipeda)

"....si deve a lui l'idea che la vita è fondamentalmente non soggettività, bensì intersoggettività, anzi per Buber soggetto e intersoggettività sono sincronicamente complementari e ne era talmente convinto che non esitò ad affermare: "In principio è la relazione".

Io e Tu (Ich und Du)

Nella sua opera più celebre, Martin Buber sottolinea la propensione duplice verso il mondo: la relazione Io-Tu e la relazione Io-esso.
Né l'Io, né il Tu vivono separatamente, ma essi esistono nel contesto Io-Tu, antecedente la sfera dell'Io e la sfera del Tu. Così, né l'Io né il esso esistono separatamente, ma esistono unicamente nel contesto Io-esso. La relazione Io-Tu è assoluta solo rispetto a Dio - il Tu eterno - e non può essere pienamente realizzato negli altri domini dell'esistenza, comprese le relazioni umane, dove sovente Io-Tu fa posto all'Io-esso (Io-Tu o Io-esso non dipendono dalla natura dell'oggetto, ma dal rapporto che il soggetto istituisce con l'oggetto). L'essere umano non può trasfigurarsi ed accedere a una dimensione di vita autentica senza entrare nella relazione Io-Tu, confermando così l'alterità dell'altro, che comporta un impegno totale: “La prima parola Io-Tu non può essere detta se non dall'essere tutto intero, invece la parola Io-esso non può mai essere detta con tutto l'essere”. Io e Tu sono due esseri sovrani, l'uno non cerca di condizionare l'altro né di utilizzarlo.
Secondo Buber l'uomo può vivere senza dialogo, ma chi non ha mai incontrato un Tu non è pienamente un essere umano. Tuttavia, chi si addentra nell'universo del dialogo assume un rischio considerevole dal momento che la relazione Io-Tu esige un'apertura totale dell'Io, esponendosi quindi anche al rischio del rifiuto e al rigetto totale.
La realtà soggettiva dell'Io-Tu si radica nel dialogo, mentre il rapporto strumentale Io-esso si realizza nel monologo, che trasforma il mondo e l'essere umano stesso in oggetto. Nel piano del monologo l'altro è reificato - è percepito e utilizzato - diversamente dal piano del dialogo, dove è incontrato, riconosciuto e nominato come essere singolare. Per qualificare il monologo Buber parla di Erfahrung (una esperienza “superficiale” degli attributi esteriori dell'altro) o di Erlebnis (una esperienza interiore insignificante) che si oppone a Beziehung - la relazione autentica che interviene tra due esseri umani.


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Messaggio  giuseppe Sab Feb 26, 2011 12:03 am

quanto all'atteggiamento di Buber verso il piano del divino non dimentichiamoci che Martin Mordechai Buber era israelita, e nel cosmo religioso ebraico Iaveh è ancora meno imprescindibile di quanto lo sia Dio per i cattolici.

il sunto dato da wikipedia è un pò sommario e contiene alcuni errori (a parer mio) di autentica interpretazione del pensiero buberiano.
in ogni caso a grandi linee lo trovo abbastanza corretto.

due sole notazioni...

1) ...dato che spesso noi umani impariamo più per confronti fra opposti che per riflessione monotematica...
il concetto di Io di Buber si colloca in assoluta contrapposizione con la linea della sinistra hegeliana che passò dall'Io Storico di Hegel attraverso l'Io Unico di Max Stirner per arrivare forse addirittura ad alcuni postulati di Martin Heidegger...
l'Io proposto da Buber è un Io sociale (e complesso e sistemico).
l'Io Storico hegeliano è un Io solitario e giudicante.
l'Io Unico di Stirner è un Io addirittura ed esclusivamente autoreferenziale (cioè l'esatto contrario di un Io sistemico complesso).

2) per Buber "dialogo" non va inteso come semplice strumento di comunicazione tra soggetti. bensì nel suo autentico significato etimologico: "dìa-lògos"...ossia attraversamento...penetrazione della parola nei soggetti che ne fanno uso. in questo senso, e solo in questo senso, il "dialogo" per Buber non è un principio inconcusso...poichè su tale rilievo Buber riecheggia Simmel e per entrambi la parola è "forma" e non "vita".
quindi, anche per Buber, i "sistemi forma" non sono significativi...
ma per Buber, correttamente, la comunicazione non dialogica è elemento inestraibile dal dato umano e sociale.

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Messaggio  maxi Ven Apr 01, 2011 6:17 am

non ho letto tutto Embarassed ......ma se posso dire la mia ......il nostro comportamento e credenze attuali ci vengono insegnate dai nostri antenati........che a loro volta li anno assimilati dai loro..............e visto che l uomo ai primordi si è distinto dagli animali e certamente non si era un popolo rispettoso di altre culture e di altri animali, è stata trasmessa la veduta del uomo ""superiore agli animali"" Rolling Eyes ..........la nostra civilta si è evoluta con guerre e dittature....quindi la civilta piu forte a prevalso sulla debole.........ora dopo 2000 anni ci stiamo VERAMENTE evolvendo........stiamo capendo che le guerre non servono(almeno a casa nostra Rolling Eyes )............incominciamo a rispettare altre culture e popoli......sopratutto stiamo incominciando a preoccuparci del ambiente Rolling Eyes ............insomma l uomo sta abbassando la ""cresta"" hahaha .......finalmente sta capendo il suo posto che non è SOPRA la terra ma INSIEME alla terra!!!!!................spero solo che non sia troppo tardi Twisted Evil .............certo c è molto da migliorare ma grazie al benessere......si arriva a una maggiore comprensione delle altre culture(si pensi ai viaggi al estero......secondo me sono utili per essere meno......razzisti) Twisted Evil
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Messaggio  beatrice Ven Apr 01, 2011 3:07 pm

sicuramente l'umanità sta percorrendo la strada dell' evoluzione, anche se non lo fa in modo uniforme. molte cose sono state comprese, ma non da tutti i popoli. e molte cose dobbiamo ancora comprendere... personalmente, immagino il processo evolutivo dell'umanità non in forma lineare, la circolare. un pò come quando si getta un sasso nell'acqua e questo crea dei cerchi che si allargano, andando a muovere anche le zone di acqua esterne e ferme...

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Messaggio  giuseppe Lun Apr 04, 2011 11:10 am

esempio di linearità contenuto in un famoso sillogismo paradossale di Montaigne creato appositamente per abbattere il sitema lineare cartesiano:
"il salame fa bere, bere disseta, dunque il salame disseta"

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Messaggio  beatrice Lun Apr 04, 2011 11:24 am

giuseppe ha scritto:esempio di linearità contenuto in un famoso sillogismo paradossale di Montaigne creato appositamente per abbattere il sitema lineare cartesiano:
"il salame fa bere, bere disseta, dunque il salame disseta"
ricordo questa ai tempi delle magistrali: "il mio gatto si chiama socrate, socrate è un filosofo, dunque il mio gatto è filosofo"

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